LUNEDì 2 MAGGIO

 

At 28,1-10 / Sal 67 (68); Gv 13,31-36

 

«Simon Pietro gli disse: “Signore, dove vai?”. Gli rispose Gesù: “Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”». (Gv 13,36)

 

Il desiderio del vero discepolo è sempre quello di seguire il proprio maestro. Innanzitutto perché gli vuole bene e vuole stare con lui. Poi perché lo vuole imitare in quanto il maestro è divenuto il modello di vita. Pietro, nella sua generosità incontenibile, non vorrebbe abbandonare Gesù nel momento della prova, quella che si dipanerà sulla via della croce. Sappiamo noi, a posteriori, che non ne sarà all’altezza perché la sua fragilità e la sua paura prevarranno: la sua umanità inadeguata lo segnerà e dovrà riconoscere il proprio fallimento, invocando il perdono tra le lacrime. Ma proprio questo farà della sua professione di fede e di amore qualcosa di più grande.

Gesù, a differenza nostra, poiché conosce nel profondo il cuore del suo discepolo, sa già da prima che Pietro non potrà seguirlo e lo esorta a leggersi dentro con realismo e pazienza. La parola del Signore ci consente sempre di conoscere meglio noi stessi. Così anche Pietro arriverà dove è giunto il suo maestro, non secondo i suoi tempi, bensì quelli di Dio.

 

Preghiamo

 

Signore, a volte il nostro entusiasmo ci inganna,

il nostro impulso ci fa compiere passi falsi,

ma tu sii comprensivo con noi,

illuminaci e guidaci sempre.

 

 

 

[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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