VENERDì 13 MAGGIO
 

 

Ct 7,13a-d.14; 8,10c-d / Sal 44 (45); Rm 8,24-27; Gv 16,5-11

 

«Vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore». (Gv 16,5-6)

 

Nel lungo discorso d’addio di Gesù, che l’evangelista riporta, vi è l’annuncio delle prove che i suoi discepoli dovranno affrontare a motivo dell’incomprensione e del rifiuto da parte degli uomini. Gesù non dice loro tutto questo per spaventarli ma per prepararli ad essere forti e coraggiosi. Inoltre, Gesù annuncia il suo ritorno al Padre ma ciò non significa che abbandona a se stessi i discepoli: promette loro lo Spirito santo. Questo Spirito è il Paràclito, ovvero colui che starà accanto ai discepoli, che potrà essere invocato, come difensore, come avvocato. È, letteralmente, colui che è “chiamato vicino”. I discepoli, dunque, non saranno mai soli.

Ci sono spesso profonde ragioni di tristezza nel nostro cuore. Alcune volte sono fondate, altre meno. In ogni caso dovremmo sempre fare memoria della vicinanza del Signore ed essere forti. Dobbiamo invocare il dono dello Spirito perché ci sostenga e ci incoraggi. La questione non è quella di evitare le prove della vita, ma di essere in grado di affrontarle e sostenerle.

 

 

Preghiamo

 

Manda il tuo Spirito, o Signore,

nei nostri cuori e nelle nostre menti.

Sia esso uno Spirito di consolazione e di forza.

Sciolga le nostre tristezze e sostenga le nostre fragilità.


 

[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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