DOMENICA 27 MARZO

PASQUA NELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 

At 1,1-8a; Sal 117 (118); 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18

 

 

Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. (Gv 20,15)

 

Gesù risorto si preoccupa per le nostre lacrime. E se ne prende cura. Ci sorprende così che le prime parole del Signore risorto siano tese a sciogliere il dolore nel cuore di Maria di Magdala e, quindi, di ogni discepolo. Egli non pensa a sé, non racconta di sé, eppure di ragioni ce ne sarebbero in abbondanza, ma guarda a quella donna che sta nel giardino della sepoltura con un profondo vuoto interiore e una grande sofferenza. Anche qui Gesù è misericordioso. Le chiede le ragioni del pianto e l’oggetto della sua ricerca. “Che cosa cercate?” (Gv 1,38) è l’interrogativo che Gesù pone ai primi due discepoli all’inizio del vangelo e ai soldati nel Getsemani (Gv 18,4.7).

La stessa domanda interpella ciascuno di noi: e io, perché piango? Chi cerco? Quali ferite porto nell’animo, quali vuoti mi attanagliano, quali preoccupazioni mi affannano? Affido tutto a Gesù. E lui, conoscendomi in profondità, mi chiama per nome e trasforma il pianto in gioia, il vuoto in pienezza. Ma io cerco davvero il Signore? Oppure l’ho smarrito, non so più dove sia? Sto cercando lui, centro e pienezza della mia esistenza? Soltanto riconoscendolo vivo in me trovo la gioia.

 

 

Preghiamo

 

Signore della vita io ti rendo grazie

perché allarghi l’orizzonte della mia esistenza

fino alla tua eternità.

 

 

[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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