Is 13,4-11; Sal 67 (68); Ef 5,1-11a; Lc 21,5-28

 

«Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi».   (Ef 5,1)

 

Il brano di Efesini, nella liturgia della prima domenica di Avvento, suggerisce ai credenti che vivono nella storia del mondo, di essere lievito e luce, sale e sapienza, presenza coraggiosa e generosa. In una storia che si corrompe in male, violenza e dissoluzione, i cristiani sono chiamati alla novità, a non lasciarsi travolgere. Il tempo di avvento ci aiuta a sperare nella salvezza operata dal Signore, immessi in una comunità e in una luce nuova: essere un corpo solo, la famiglia di Dio. Quindi l’incoraggiamento che leggiamo oggi: “Fatevi, imitatori di Dio quali figli carissimi” e l’impegno suggerito, “camminando nella carità” diventano le condizioni necessarie del vero credente. Il camminare è un tipico linguaggio ebraico che traduce un comportamento, un seguire una data norma. E la misura non è solo legata alla fede nel perdono del Padre, ma si dimensiona sull’esempio concreto di Gesù che si è offerto al Padre per la nostra riconciliazione. Paolo tiene ad esplicitare un comportamento: solo chi vive con semplicità e gratitudine la propria esistenza, sa accorgersi della presenza di Dio e dei suoi doni e accoglie ogni persona con stima e rispetto.

 

Preghiamo

Padre degli orfani e difensore delle vedove

è Dio nella sua santa dimora.

A chi è solo, Dio fa abitare una casa,

fa uscire con gioia i prigionieri.                                (Sal 67,6-7)

 

    

Impegno Settimanale

Troverò occasioni per condividere il cibo e il tempo con qualcuno più bisognoso.

 

 

[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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