MARTEDì 26 APRILE
 

 

 

At 22,23-30 / Sal 56 (57); Gv 10,31-42

 

«Gesù disse loro: “Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?”». (Gv 10,42)

 

Gesù si trova a Gerusalemme in occasione della festa della Dedicazione del tempio e qui la tensione con i capi del popolo si acuisce fino al punto in cui questi ultimi tentano di lapidare Gesù. Ne nasce una discussione circa le motivazioni della sentenza: Gesù è accusato di bestemmia per essersi definito Figlio di Dio ed egli si difende replicando che sono le sue opere buone a rivelarne l’identità. Il suo agire, nel nome del Padre per il bene dei figli del suo popolo, è segno di benedizione e di cura per chi lo incontra e per chi lo cerca.

I capi si appellano ai princìpi della legge mentre Gesù all’agire misericordioso che pone al centro la persona. Anche per ciascuno di noi compiere le opere di misericordia, quelle che la tradizione ha raccolto nelle categorie “corporali” e “spirituali” e tutte quelle che ad esse possono associarsi, è il modo migliore per dire chi siamo e testimoniare il volto del Dio in cui crediamo. Di fronte all’amore praticato per il bene di tutti ogni ostilità deve cessare.

 

 

Preghiamo

 

Perdona, Signore, le nostre incomprensioni

e le nostre resistenze.

Donaci perseveranza

nel compiere opere di misericordia

perché ogni uomo possa riconoscerti e seguirti.

 


 

[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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