Sir 44,1;49,4-7; Sal 75; Mc 5,1-20

 

Gesù scaccia una legione di spiriti immondi. Essi non sono una fantasia, ma la triste e spaventosa realtà che continuamente ci incalza e da cui è venuto a liberarci. (Mc 5)

 

In questo passo del Vangelo, per tre volte, incontriamo il verbo “supplicare” usato nel rivolgersi a Gesù. In primo luogo sono gli spiriti malvagi – essi sono molte legioni – a supplicare Gesù di non cacciarli via da quella regione. In effetti, nel paese dei Geraseni, paese pagano, essi regnano padroni. Supplicano dunque Gesù di mandarli via sotto le sembianze di un branco di porci. E Cristo li esaudisce, perché per lui la liberazione di una persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, è molto più preziosa dell’eventuale perdita di un branco.

Duemila porci si precipitano nel mare: una tragedia per i Geraseni. Essi inviano dunque una delegazione a supplicare Gesù di andarsene dalla loro regione. Essi non sono disposti a sacrificare i loro beni materiali come riscatto per la liberazione di un uomo. Gesù, che predica che non si possono servire due padroni – Dio e il denaro -, è per loro un guastafeste. Essi preferiscono i loro beni a Gesù: lo supplicano di lasciare il loro paese. E’ triste vedere Gesù messo alla porta.

E’ ancora più triste vedere oggi Gesù messo alla porta per le stesse ragioni. Alla fine è il posseduto, una volta guarito, a supplicare: egli chiede a Gesù di poterlo seguire. Ma il Signore non accetta; lo manda in missione, a casa sua. Poiché non tutti coloro che hanno incontrato Cristo hanno la stessa vocazione. Ma tutti devono annunciare la misericordia del Signore.

 

Preghiamo col Salmo

 

Tu sei davvero terribile;

chi ti resiste quando si scatena la tua ira?

Dal cielo hai fatto udire la sentenza.

 
 
 

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