At 1,12-14; Sal 26(27); Gv 1,35-42
«…fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: “Ecco l’agnello di Dio!”». (Gv 1,36)
Abbiamo visto nei giorni scorsi, a più riprese, la parola “stare” indicare il rapporto tra Gesù e i suoi discepoli. Oggi sono i verbi abitare e dimorare che proseguono ed approfondiscono quanto già visto. Nel vangelo i discepoli si staccano dal Battista e seguono l’Agnello. Anche qui torna ad essere indicata la realtà dell’abitare: “Maestro dove dimori?”. Loro non sanno ancora di essere al cospetto dell’unigenito che abita nel Padre (Gv 1,18); quel giorno rimangono da lui, possono così continuare l’azione del Battista fissando anche loro lo sguardo su di lui (cf. Eb 12,2).
Ma anche Gesù fissa lo sguardo sui discepoli. I suoi occhi sanno vedere, in noi, ciò che è misterioso a noi stessi. Dimorare sotto il suo sguardo fa emergere la verità del nostro nome e apre ad un futuro insospettato, come è stato per Pietro. Ogni giorno, anche oggi, impariamo ad abitare e dimorare con Lui.
Preghiamo
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
(dal Salmo 26)