Ger 2,1-2a.12-22; Sal 73 (74); Am 8,9-12; Mt 9,16-17

 

 

«Ecco, verranno giorni, – oracolo del Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore. Allora andranno errando da un mare all’altro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troveranno».

(Am 8,11-12)

 

L’immagine della fame e della sete fisica era evidentemente efficace per i tempi del profeta, così come lo è per noi, soprattutto in questo momento di crisi: ci inquieta il pensare di poterle sperimentare, ci mette a disagio il vederle negli altri, soprattutto se siamo sazi. L’immagine usata dal profeta sembra anticipare le parole di Gesù “Non di solo pane vive l’uomo” e ci rimanda a una richiesta di essenzialità: da un lato, dovremmo avere fame e sete della Parola tanto da provare sofferenza se ne siamo lontani, dall’altro ci ricorda che tutti i beni di cui sembriamo non poter fare a meno non sono così indispensabili, e che forse potremmo scegliere uno stile di vita più sobrio per condividere con gli altri i doni che largamente abbiamo ricevuto.

 

Preghiamo

Padre dei cieli, che vedi l’indigenza della nostra forma fisica, della nostra anima, della nostra mente, concedi ad ognuna di queste parti l’alimento che la deve sostentare.

O Padre dei cieli, dona ai tuoi figli il pane, la gioia, la luce, perché per il pane, la gioia, la luce, ci hai creati. Amen.

(G. Vannucci)

 

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