At 2,29-41; Sal 117(118); Gv 3,1-7
“Come può nascere un uomo quando è vecchio?”. (Gv 3,4)
Colpisce il contrasto temporale e di contenuto tra i due brani odierni. Il primo è ambientato alle nove di mattino (At 2,15); è il discorso di Pietro nel giorno di pentecoste. L’apostolo non fa allusioni, né parla per enigmi; spiega in modo esplicito che Dio “ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. La folla si sente “trafiggere il cuore”. La spada della Parola sembra portare, quasi, una morte.
Il secondo brano si svolge di notte, a parlare è un capo dei giudei, Nicodemo. Nel buio, Gesù parla per immagini: regno, alto e terra, acqua e Spirito, vedere ed entrare, nascere. E’ notte, il sole pieno e sfolgorante è ancora lontano. Gesù però, essendo maestro, sa prenderci là dove ci troviamo per condurci là dove si trova lui. Notte e giorno, nascita e morte sono estremi sottomessi alla sua volontà, al potere che gli è proprio di dare vita eterna ad ogni essere umano (Gv 17,2). Come sole vincitore, il crocifisso risorto” sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore” (Sal 18,7).
Preghiamo
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti.
(dal Salmo 118)