VII giorno dell’ottava di Natale

 

 

Mi 5,2-4a; Sal 95 (96); Gal 1,1-5; Lc 2,33-35

 

«Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace». (Mi 5,3b-4a)

 

Ancora il profeta Michea ci annuncia Gesù, atteso da tutti i popoli, come colui che sarà capace di pascere con forza in nome di Dio e sarà lui stesso la pace fino agli estremi confini della terra.
Come possiamo rendere concrete queste parole? Abbiamo bisogno di osare, credere che cambiare si può grazie alla fiducia in Dio. Proviamo a consegnarci a Lui, disarmati, con le mani vuote per riempirle di pace. Gesù stesso è la nostra pace: senza nessuna condizione o compromessi concordati prima, ma si dona a noi tutti con la piena disponibilità. Come credenti tocca a noi “levarci” per accogliere fiduciosi le sue parole e i suoi gesti di pace, per compiere quei germi di bene duraturo che si espandono nelle periferie degli spazi che di solito occupiamo per arrivare ai confini del mondo. Preghiamo lo Spirito, in questo ultimo giorno dell’anno, perché ci aiuti a rimuovere gli atteggiamenti che ostacolano la pace e la convivenza fra gli uomini guardando Cristo che nella fragilità dell’incarnazione e nella sofferenza della Croce ha donato al mondo la pienezza della vita.

 

 

Preghiamo

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

(dal Sal 95)

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