Gen 37,2-28; Sal 118(119),121-128; Pr 28,7-13; Mc 8,27-33
Gesù cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». (Mc 8,31-33)
Marco 8 segna una svolta nel rapporto tra Gesù e i discepoli. Per la prima volta parla loro di una possibile fine violenta della sua vita. Pietro e gli altri devono reimparare il cammino di Gesù, non facendogli strada ma seguendo i suoi passi. Non é sufficiente vedere in Lui un profeta di successo e nemmeno riconoscerlo come Messia. Gesù ha scelto un “suo” stile profetico, un modo di essere Messia. Ai discepoli é chiesto di apprenderlo e “metabolizzarlo”. Se lui é servo, dovranno servire. Se lui ama e perdona fino a perdere la vita, dovranno abolire la vendetta e “amare” senza misura. Se lui fugge il potere, dovranno liberarsi dalla tentazione di cavalcarlo. La chiesa deve sempre ricalibrare i suoi obiettivi e il suo stile su quelli del Maestro.
Preghiamo
Amo i tuoi comandi,
più dell’oro, dell’oro più fino.
Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti,
e odio ogni falso sentiero.
(dal Salmo 118)