Es 12,35-42; Sal 79; Lc 5,33-35

 

Il Signore fa uscire il suo popolo dalla schiavitù e la notte della liberazione resterà fissa nella memoria.  (Es 12)

 

I discepoli di Gesù a motivo della sua presenza sono come degli invitati a nozze: Gesù è lo sposo che realizza l’immagine della sponsalità. il richiamo delle letture di oggi è per la gioia da ivere per l’opera del Signore che non cancella la sofferenza e il dolore, ma assicura che la liberazione sarà certa.

Non mancheranno i giorni del digiuno neppure per i discepoli ma non per assicurarsi con un’astinenza un privilegio o una maggiore attenzione da parte di Dio: l’afflizione, ce lo insegna Geaù con la sua passione, può avere un senso di passaggio alla piena conversione o un tranzito, come fu per il popolo ebraico nel deserto, per giungere alla pienezza della promessa.

Ciò che conta è la fiducia nella presenza del Signore che non si allontana dalla storia umana.

 

Preghiamo col Salmo

 

Tu, pastore d’Israele, ascolta,

tu che guidi Giuseppe come un gregge.

Seduto sui cherubini, risplendi

davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.

Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci.

 

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