Venerdì 28 aprile

 

 

At 5,1-11; Sal 32 (33); Gv 3,22-30

 

Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire (Gv 3,29-30).  

 

Giovanni il Battista cede il passo a Gesù, affermando chiaramente che Gesù deve crescere, mentre lui, il battezzatore, deve diminuire. Il mentore viene meno e il Messia deve prendere piede. Ma tale dichiarazione è preceduta da un’immagine: il Battista si definisce «amico dello sposo». Nella tradizione dei matrimoni ebraici l’amico dello sposo è colui che prepara la festa e nel giorno delle nozze bada al buon andamento di tutto. Il suo compito è quello di stare attento al rumore del corteo che accompagna lo sposo verso la fidanzata. Quando finalmente i due nubendi s’incontrano egli fa un passo indietro, lasciando spazio a coloro che celebrano le loro nozze. La liturgia ha conservato questo rapporto fra Giovanni e Gesù: il Battista è festeggiato il 24 giugno, nel tempo del solstizio d’estate, quando la durata del giorno comincia a diminuire; la nascita di Gesù è celebrata il 25 dicembre, nel tempo del solstizio d’inverno, quando i giorni iniziano ad allungarsi. Sant’Agostino ha sintetizzato bene la posizione di Giovanni rispetto a Gesù: «Io ascolto: egli è colui che mi parla. Io sono illuminato: egli è la luce. Io sono l’orecchio: egli è il Verbo». 

 

Preghiamo

 

Signore, tu sei la Parola,

fa’ che possa ascoltarti!

Tu sei la luce, illumina gli occhi del mio cuore!

Tu sei il Verbo incarnato,

fa’ che possa accoglierti.

 

 

[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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