Mercoledì 10 maggio

 

 

At 13,1-12; Sal 97; Gv 7,40b-52

 

Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!» (Gv 7,50-52).

 

Nicodemo compare tre volte nel Vangelo di Giovanni. Nella prima occasione si era recato da Gesù di notte (cfr. Gv 3,2). In questa occasione egli esce allo scoperto e prende posizione pubblicamente a favore di Gesù. Se nella prima occasione egli partiva dai segni compiuti da Gesù, ora dichiara la necessità di ascoltare la sua parola per comprendere la sua azione. Nicodemo invoca una corretta procedura per giudicare Gesù, evidenziando una sostanziale infedeltà alla Legge da parte dei farisei. Nicodemo viene zittito, quasi stroncato dall’intervento sprezzante degli altri. E tuttavia non risponde, lasciando il discorso quasi in sospeso. Nel terzo intervento (cfr. Gv 19,38-42), questo fariseo esprimerà la sua fede matura. Il suo cammino è esemplare per tutti: il primo incontro è dominato dal simbolo notturno, cifra di una fede inadeguata; poi quest’uomo prende posizione, venendo allo scoperto; infine si presenterà a Pilato per prendere il corpo defunto di Gesù, dichiarando pubblicamente di essere suo discepolo. Il suo itinerario è uno specchio significativo per ogni credente, per ciascuno di noi.

 

Preghiamo

 

Signore Gesù,

nel cammino di Nicodemo noi possiamo specchiarci.

La nostra fede in ricerca è come nella notte,

poi prendiamo una decisione per te,

fino a giungere a dire che siamo tuoi discepoli.

 

[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]

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