Venerdì della III settimana di Avvento

Ger 7,1.21-28; Sal 84 (85); Zc 8,18-23; Mt 17,10-13

«Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». (Mt 17,12)

Questi versetti di Matteo sono successivi alla trasfigurazione del Signore. La persona di Gesù riassume e attua quanto la Legge (Mosè) e i profeti (Elia) hanno annunciato riguardo al Messia. Il suo precursore, Giovanni il battezzatore, è quell’Elia che deve ritornare prima dell’Unto di Dio, il cui compito era di annunciare il Messia ma anche di prefigurare la sua morte violenta. Gesù ne è consapevole e il Figlio diletto proclamato dalla voce di Dio sul Tabor è il servo sofferente di Javhè secondo la profezia di Isaia 53. È importante accostarci alla Scrittura non solo con lo scopo di capire con la testa l’annuncio che contiene, ma soprattutto con un cuore sveglio che ci permetta di com-prendere (= prendere dentro) nella nostra vita la venuta del Figlio di Dio che, incarnandosi, è venuto a mostrarci in prima persona come si vive da figli del Padre, obbedienti e fiduciosi, nonostante il rifiuto dell’umanità.

Preghiamo

L’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono.

Dal Salmo 102,17a

 

 

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