Domenica che precede il martirio di san Giovanni il Precursore

agostino

Nasce a Tagaste il 13 novembre 354, da Patrizio e Monica. Di vivacissima intelligenza e nobile carattere, spinto da un appassionato quanto informe desiderio di conoscere e amare, Agostino fin dalla giovinezza si dedicò con avidità agli studi letterari, pur essendo trascinato dalla sua natura impetuosa ad avventure giovanili di vario genere. La lettura di un testo filosofico sapienziale di Cicerone, l’Hortensius, segnò una svolta nella sua maturazione spirituale; aveva allora diciannove anni.
Nel Libro delle Confessioni egli stesso descrive le tormentate vicende della sua ricerca della verità, inquietata soprattutto dal problema del male che abita il mondo e il cuore dell’uomo. Passò attraverso le influenze più contrastanti (manichei, accademici, scetticismo, neoplatonismo) mentre, portati a compimento gli studi di retorica, dalla terra natale emigrava a insegnare retorica prima a Roma e poi a Milano. Qui oltre alla presenza orante e vigile della madre Monica e dell’amico Alipio, l’ascolto della predicazione di Ambrogio, e particolarmente il suo metodo di interpretazione spirituale delle sacre Scritture, fu evento decisivo per la sua ricerca: gli aprì la mente e il cuore a una nuova bellezza, quella del mistero cristiano.
La saggia presenza del venerando prete milanese Simpliciano (futuro successore di sant’Ambrogio alla cattedra episcopale), e la testimonianza dell’amico Ponticiano, aiutarono i passi incerti di Agostino che, attraverso l’esperienza forte della lettura, peraltro casuale, di un passo delle Lettere di san Paolo, giunse alla decisione di convertirsi all’integrità della vita cristiana. Inizialmente, lasciato l’insegnamento di retore, si ritirò a Cassiciaco ove con la madre, il figlio Adeodato (nato quindici anni prima da una relazione con una giovane cartaginese) e alcuni amici realizzò una sorta di ritiro meditativo che portò a maturazione la conversione ormai fermamente decisa.
Così nella notte di Pasqua del 387 fu battezzato da Ambrogio nella cattedrale di Milano, insieme all’amico Alipio e al figlio Adeodato. Nel viaggio di ritorno a Tagaste, giunti al porto di Ostia, la madre Monica morì. Dopo breve permanenza a Roma, raggiunta infine Tagaste, iniziò una vita profondamente mutata, insieme agli amici, ispirandosi al modello monastico.
Ordinato prete dal vescovo d’Ippona Valerio, fondò ivi un monastero ove visse egli stesso, costituendo una sorta di comunità presbiterale. Intorno al 396 fu egli stesso consacrato vescovo da Valerio. Da vescovo intensificò la sua attività di predicazione, di lotta contro i fermenti eretici pullulanti nelle chiese dell’epoca, e di carità, spinto dalla certezza unificante della sua vita che l’amore è la sostanza di tutto: “Ama e fa’ ciò che vuoi”.
Vastissima la sua produzione letteraria, di carattere omiletico-pastorale, teologico, filosofico, apologetico e polemico, epistolare. Maestro dell’interiorità, teologo della grazia e del primato dell’amore, cultore dell’amicizia, uomo assetato di Dio, Agostino è considerato una delle colonne portanti dell’epoca patristica e della tradizione della chiesa d’Occidente.
Morì il 28 agosto 430, mentre i vandali, devastata gran parte dell’Africa, cingevano Ippona d’assedio.

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