Venerdì della settimana dopo Pentecoste
Efrem nacque a Nisibi (Mesopotamia del Nord) intorno al 306. Educato fin dall’infanzia nella meditazione delle Scritture, esercitò il ministero di diacono sia a Nisibi che a Edessa, dove si rifugiò in seguito all’invasione persiana e diacono rimane fino alla morte, rifiutando l’episcopato al quale san Basilio lo chiamava. Aveva scelto la vita dei solitari, dediti all’ascesi, alla preghiera e alla carità.
La sua dedizione assoluta a Dio lo rese maestro nella interpretazione delle Scritture nelle scuole teologiche di Nisibi e di Edessa. Ma la sua ricchezza spirituale si espresse in una fiorente produzione di inni, di stile semplice e insieme ricco di poesia, con i quali, nella liturgia, raggiungeva ogni categoria di persone, anche le più marginali, come in quel tempo le donne.
Per la prima volta, nella chiesa siriaca, egli introdusse cori di ragazze. L’inno era il genere letterario che riteneva più idoneo a narrare i misteri di Dio. Per le sue composizioni utilizzò quelle che lui stesso chiamava le “tre arpe” di Dio: le Scritture ebraiche, il Nuovo Testamento e il libro della natura. Nelle chiese di tradizione siriaca fu tra gli innografi più amati, ma anche le chiese d’occidente riconobbero la sua autorità, proclamandolo dottore e maestro della fede.
Morì nel 373, dopo essersi prodigato fino all’estremo nella carestia di quell’anno.