Martedì della V settimana di Pasqua

serafino
Definito dal beato cardinale Schuster «il novello Curato d’Ars», Serafino Morazzone nacque a Milano, nella parrocchia di San Tommaso in Terramara, nel 1747. A 14 anni chiese di essere accolto come chierico nel duomo di Milano, per sopperire alle necessità economiche della famiglia. Seguendo la vocazione di una totale consacrazione al Signore, mentre continuava il servizio liturgico nella cattedrale, intraprese il corso degli studi per giungere al sacerdozio e ricevette gli «ordini minori». A 26 anni, in considerazione della sua grande pietà, sebbene ancora chierico, fu invitato a concorrere per la parrocchia di Chiuso nel Comune di Lecco e l’esito del concorso gli fu favorevole. Gli fu subito conferita l’investitura, acquistando contemporaneamente all’ordinazione sacerdotale il titolo canonico, che ricevette il 9 maggio 1773. A Chiuso celebrò la prima messa e per 49 anni, fino alla morte, fu il buon pastore dedicato totalmente al bene spirituale e materiale del suo piccolo gregge. L’umiltà, la serenità e la bontà che trasparivano in ogni suo gesto e parola, gli meritarono l’affetto e la devozione dei suoi fedeli e della gente dei paesi vicini e la stima sincera dei superiori e dei confratelli. Fu sollecito verso i poveri e verso gli infermi, che con frequenza visitava e confortava. Per i fanciulli aprì una scuola elementare nella sua casa, attento a offrire loro con semplicità e costanza un’educazione cristiana. La sua eroica carità rifulse in modo eminente durante il saccheggio di Chiuso da parte dei soldati austro-russi. Ancora vivente, gli furono attribuite grazie straordinarie e anche miracoli, che egli soleva attribuire a san Girolamo Emiliani, il cui santuario confinava con la parrocchia di Chiuso. Terminò la sua vita terrena il 13 aprile 1822, all’età di 72 anni. La voce popolare lo ha subito acclamato e invocato come «beato Serafino» e Alessandro Manzoni ci ha lasciato la prima testimonianza della splendida santità del «buon Curato di Chiuso». È stato beatificato da papa Benedetto XVI il 26 giugno 2011.

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