Giovedì della III settimana di Avvento
Charles de Foucauld, nato a Strasburgo il 15 settembre 1858 e morto a Tamanrasset (Algeria) il 1 dicembre 1916, è stato dichiarato santo il 15 maggio 2022.
La sua vita è stata sempre all’insegna della radicalità, alla ricerca di una pienezza che ha saputo trovare però solo nell’imitazione piena di Gesù.
Egli apparteneva a una famiglia francese nobile e agiata e durante la giovinezza decise di intraprendere la carriera militare, ma visse alla ricerca dei piaceri, contando sul patrimonio familiare che gli dava la possibilità di concentrarsi più sui divertimenti che sugli impegni di studio; lui stesso, quando dovrà raccontare la sua giovinezza, riconoscerà che si era ridotto a vivere più come un animale che come un uomo. Questo non gli impedì di coltivare una curiosità fuori dal comune e di dedicarsi alle esplorazioni. In particolare, quella del Marocco, per la quale si impegnò nello studio della lingua araba e della cultura islamica. La spedizione, durata un anno, lo riportò a Parigi dove poté divenire famoso grazie alle scoperte che poteva raccontare; al contempo il suo spirito cominciò a mutare e l’irrequietezza che lo aveva portato dalla ricerca assoluta dei piaceri alla curiosità per un’altra cultura e per una terra del tutto sconosciuta si concentrò sulla dimensione spirituale.
Un momento decisivo fu il 30 ottobre 1886, quando nella Chiesa di sant’Agostino a Parigi, dove si era recato dal parroco per ricevere un’istruzione religiosa, ottenne il comando di confessarsi e di ricevere la comunione. In quell’istante, egli riferisce, tutto mutò, sentì che lì iniziò una vita piena di benedizioni, capì che tutta la sua vita non sarebbe stata altro che l’unione con Gesù, in una lettera riferisce: «Appena credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo fare altrimenti che vivere solo per Lui: la mia vocazione religiosa risale allo stesso momento della mia fede: Dio è così grande!».
Da quel momento divenne allora impellente la necessità di incontrare il Signore e di definire in quale forma avrebbe vissuto la vita religiosa. Iniziò con un pellegrinaggio in Terra Santa, al ritorno della quale, sempre alla ricerca di un modo radicale per vivere, scelse di entrare in un monastero trappista. Neppure il rigore della vita in questo ordine religioso gli sembrava però sufficiente e iniziò a pensare di dover fondare un ordine religioso che fosse ancor più povero dei Trappisti. Poiché il progetto non era ancora chiaro, ottenne la dispensa dei voti, che gli consentì, guidato dal suo direttore spirituale, di stabilirsi a Nazareth nel 1897, con l’idea di voler condividere fino in fondo la vita di Gesù, a Nazareth visse da eremita in un capanno di un monastero di clarisse e comprese di dover diventare sacerdote. Lì coniò il motto Jesus Caritas, il centro della sua esistenza era cioè Gesù che si donava per amore sulla croce. Nel 1901 fu ordinato presbitero e decise di stabilirsi a Beni-Abbès, al confine tra Algeria e Marocco, dove poteva celebrare la messa e rendere presente Gesù nel pieno deserto. Nel 1905 si trasferì a Tamanrasset, dove abitavano popolazioni tuareg, deciso a condividere la loro esistenza di estrema povertà (per meglio relazionarsi a loro scrisse anche un dizionario francese-tuareg). La sua vita fu così caratterizzata da una estrema solitudine, ma una solitudine ospitale: costantemente viveva l’adorazione eucaristica, segno del suo legame con il Signore che intendeva portare là dove ancora non era arrivato e si concretizzava nella relazione d’amore con ogni uomo: Charles de Foucauld volle infatti essere chiamato “fratello universale”.
Quando, dopo un viaggio a Parigi, capì che nessuno lo avrebbe seguito nella sua impresa, tornò a Tamanrasset, dove continuò a celebrare l’eucaristia, segno e presenza del Signore che vuole raggiungere ogni luogo e ogni cuore, nonostante la sua impresa appaia un fallimento secondo le logiche umane. Egli infatti visse l’evangelizzazione con la testimonianza totale della vita, tutta dedicata al Signore, più che promuovendo conversioni.
Lui, povero e costruttore di pace, fu ucciso il 1 dicembre 1916.
Proprio la sua vita, testimonianza della possibilità della conversione, capace di un incontro totale con il Signore vissuto nella solitudine, divenne però esempio per molti, infatti sono varie le famiglie religiose che si riferiscono alla sua figura.
Anche se in forme ben più quotidiane, molti ancora si riferiscono alla sua santità come a un modello di chi sa affidare l’intera vita al Signore, come riassunto dalla sua celebre preghiera:
Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l’anima mia alle tue mani
Te la dono mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore
di donarmi
di pormi nelle tue mani senza riserve
con infinita fiducia
perché Tu sei mio Padre.