Martedì della I settimana di Quaresima

s.-romano

Fonte attendibile per conoscere la biografia e la fisionomia di san Romano è la Vita Patrum Jurensium, scritta da un monaco di Condat, intorno all’anno 520. All’inizio del V secolo troviamo il monaco Romano presso l’abbazia di Ainay, vicino a Lione, dove apprende, alla scuola dell’abate Sabinus, le tradizioni monastiche ereditate dall’Oriente e dalla Provenza. Attratto dall’ideale della vita eremitica, lascia, con il permesso dell’abate, il monastero e s’inoltra nelle selvagge montagne del Giura, dove rimane per qualche anno ignorato, in solitudine. Quando il fratello Lupicino ne scoprì il romitaggio, si aggregò a lui, attirando dietro di sé altri compagni, e sempre più numerosi.
La sua fama pervenne fino al vescovo Ilario di Arles, che nel 444, in occasione del concilio di Besançon, conferì a Romano l’ordinazione presbiterale. Per accogliere i nuovi compagni Romano, coadiuvato dal fratello Lupicino, eresse un monastero a Condat e poi un secondo a Leuconne. Quando li raggiunse anche una loro sorella, eressero un terzo monastero, poco lontano, in località detta Le Beaume. In questi monasteri si ebbe la novità di una specie di diarchia: Romano governava con la sua bontà, e il fratello Lupicino lo aiutava con la sua fermezza e il suo rigore.
Si attribuiscono a Romano anche guarigioni miracolose: la più celebre quella di due lebbrosi, ai quali rese la salute abbracciandoli, sull’esempio di san Martino.
Romano morì nella pace di Cristo verso il 465, a Le Beaume, dove si era recato per portare l’estremo saluto alla sorella, rimettendo nelle mani del fratello la cura dei tre monasteri del Giura.

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