Venerdì della settimana della III Domenica dopo Pentecoste

s.-giuseppe-cafasso

Nato a Castelnuovo d’Asti nel 1811 da una modesta famiglia contadina e profondamente religiosa, non desiderò altro nella sua vita che il sacerdozio, inteso come totale dedizione al Signore e al bene dei fratelli. Ordinato sacerdote nel 1832, continuò gli studi teologici a Torino, ricevendo prima l’incarico di insegnante di retorica e di teologia e poi quello di Rettore del convitto ecclesiastico di Torino. Ispirandosi alle idee e all’esempio di sant’Alfonso de’ Liguori, fece del suo insegnamento una scuola di fede e di intensa vita cristiana. Ma la sua attività si estese al di là della scuola. Restava per ore in confessionale, assediato da una folla di penitenti; un incontro con lui segnava spesso una svolta di vita decisiva. Fu maestro di don Bosco e anche il suo primo e più generoso benefattore, quando don Bosco iniziò a raccogliere i suoi ragazzi sotto la tettoia di Valdocco e morendo lasciò a lui le sue sostanze.
Come Cappellano delle Carceri di Torino, dedicò a questa missione un tempo e un’attività prodigiosi. Divenne il confidente, il consolatore, il fratello degli uomini più gravati dal male commesso nel cuore e nella pena da scontare. I condannati a morte li accompagnava fin sul patibolo; lo si vedeva parlare con loro e abbracciarli prima di offrire loro il crocifisso da baciare.
Da qui gli venne il titolo di “prete della forca ”, il Santo dei condannati a morte. E quando sarà dichiarato santo, nel 1947, sarà proclamato patrono delle carceri e protettore dei carcerati.

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