Sabato della settimana della XI Domenica dopo Pentecoste
Dai Dialoghi e dalle Confessioni, oltre che da alcune Lettere e dal trattato De dono perseverantiae di sant’Agostino, e dalla Vita di Agostino scritta da Possidio, si può intravvedere la figura spirituale di questa donna che anche dai tratti del volto del figlio intuiamo esser stata donna di fede rocciosa e tenace, e madre di grande fortezza cristiana. Monica nacque a Tagaste nel 331, da famiglia cristiana; sposò Patrizio, uomo di temperamento buono ma acceso, non ancora cristiano.
Ad Agostino, il suo primogenito, diede subito un’educazione cristiana anche se – secondo la consuetudine del tempo – il battesimo era rimandato a età adulta. Nel 371, dopo aver ricevuto il battesimo, Patrizio morì lasciandola sola. Ella seguì con tenacia e sensibilità discretissima le vicende turbolente di Agostino (“figlio delle lacrime”), raggiungendolo in Italia dove egli si era furtivamente trasferito, e gli fu accanto a Milano fino alla sua conversione alla integrità della fede cristiana e al Battesimo.
Poté condividere con lui il felice periodo di ritiro a Cassiciaco ma ben presto, mentre insieme si apprestavano a far ritorno a Tagaste, le forze fisiche di Monica cedettero e al porto di partenza, Ostia, morì. Era l’estate dell’anno 387. Il suo corpo fu inizialmente sepolto a Ostia nella chiesa di sant’Aura, ma poi trasferito a Roma nella chiesa dedicata a sant’Agostino. Un’intensa vita di preghiera e di amore per le sante Scritture fanno di Monica una luminosa figura di donna e madre, la cui testimonianza di vita continua a parlare in ogni epoca della Chiesa.