Sabato della III settimana di Avvento
Nato in Cappadocia, intorno al 439, fu accolto ancora fanciullo nel monastero di Flabiana, e come monaco visse la sua lunga vita, passando da esperienze di vita cenobitica cioè comunitaria, a monasteri di anacoreti, finché divenne lui stesso fondatore di una comunità di eremiti, situata nella valle del Cedron, che prese il nome di Grande Laura. In realtà la Grande Laura sorse spontaneamente intorno a lui che si era ritirato in una impervia grotta in compagnia degli animali del deserto. Scoperta la sua presenza, molti altri monaci si raccolsero nelle numerose grotte del monte, e costruirono un oratorio, dove si riunivano soltanto in alcuni giorni e per particolari funzioni. La Grande Laura fu dunque come un villaggio di eremiti, che vivevano prevalentemente in solitudine, sotto l’autorità spirituale di san Saba. Seguendo il suo esempio, si organizzarono molte altre comunità di anacoreti, che riunivano alcune migliaia di monaci.
Ottimo organizzatore e sapiente patriarca, san Saba divenne una vera potenza, che usò sempre per fini benefici. Intervenne presso l’imperatore, a Costantinopoli, per intercedere per i più poveri, colpiti da una tassazione esosa e quando l’eresia monofisita agitò la Chiesa d’Oriente, capeggiò un vero e proprio esercito di monaci che presidiavano i concili sediziosi e vigilavano a che i vescovi cattolici non subissero intimidazioni o ricatti. Alla potenza della sua intercessione il popolo attribuì la fine di una durissima siccità durata cinque anni e dopo la sua morte, a 93 anni, compianto da una folle enorme, fu subito venerato come santo.
Oggi si fa memoria anche del beato Placido Riccardi, monaco benedettino del monastero di Farfa, che fu venerato maestro dei novizi del futuro beato Ildefonso card. Schuster.