S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - festa del Signore

 
Nel rito ambrosiano si celebra in questa domenica la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, che nel rito romano si ricorda la domenica entro l’ottava di Natale. Si condensa così in una celebrazione festiva la memoria dei silenziosi trent’anni di Nazaret, il mistero dell’immersione del Signore in una famiglia che vive nascosta tra le altre nel borgo sperduto di una terra marginale.
Dopo i racconti dell’infanzia, soltanto un evento conosciamo: l’episodio di Gesù dodicenne condotto in pellegrinaggio a Gerusalemme, insediato tra i dottori del Tempio, un avvenimento che sconvolge la vita della piccola famiglia, che scorreva evidentemente su ritmi normali. Nient’altro. Tutto il resto è silenzio. Non occorre lavorare tanto di fantasia (la penna e il pennello di tanti lo hanno fatto, riproducendo momenti e gesti della vita di questa singolare famiglia: Gesù che lavora nella bottega di Giuseppe falegname, Maria che si occupa delle faccende della casa…) per raccogliere il messaggio che ci viene da questo silenzio: il nostro Dio è realmente disceso nella carne della nostra umanità, ha vissuto l’esperienza del crescere e maturare come uomo in una famiglia, ha conosciuto le gioie e le fatiche di questa crescita, ha rispettato le leggi dei rapporti, di obbedienza e insieme di libertà, all’interno di un nucleo familiare in cui certo l’amore era la legge, ma l’amore vero, senza pretesa di possesso, che si offre tutto intero all’altro rispettando dell’altro il mistero irraggiungibile. Una famiglia singolare, unica, quella di Gesù, Maria e Giuseppe, e tuttavia una luce a indicare la direzione al cammino di ogni umana famiglia.  
 
 
Oggi si ricorda Sant’Angela Merici
 
Nasce a Desenzano del Garda nel 1474 da una famiglia di umili contadini. Educata cristianamente dal padre, nutrì fin da ragazza il desiderio di una profonda vita di preghiera e di carità. Rimasta orfana a 15 anni, entrò nel Terz’Ordine francescano, abbracciando con radicalità una vita di povertà e raccoglimento. Incominciò presto a raccogliere intorno a sé delle fanciulle alle quali proponeva una vita integralmente evangelica, l’esercizio concreto della carità e l’ideale della verginità consacrata senza l’isolamento del monastero.
Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa e a Roma, si trasferì a Brescia, dove attirò a sé moltissime persone, dalla nobile matrona all’umile persona del popolo ed ebbe una grandissima influenza spirituale sugli abitanti della città. Attorno al 1530 si stabilì presso la chiesa di Sant’Afra e diede inizio ad una compagnia di donne che si proponeva di riattualizzare l’esperienza delle primitive comunità cristiane: la chiamò “Compagnia delle dimesse di sant’Orsola”. Si chiamavano “dimesse” perché non vestivano il nobile abito delle monache e di “sant’Orsola”, perché senza la protezione delle mura del monastero dovevano vivere nel mondo e restare fedeli a Cristo come sant’Orsola che aveva saputo affrontare il martirio insieme alle sue undici compagne.
In un tempo in cui l’istruzione era appannaggio degli uomini o delle famiglie ricche, Angela e le sue prime compagne fondarono un’opera specifica per la formazione delle ragazze, specialmente le più povere. Per loro sorsero le Orsoline chiamate poi “collegiali” perché specializzate appunto nella fondazione e direzione di convitti e collegi per ragazze. Angela, vedendo crescere sempre di più attorno a sé una famiglia desiderosa come lei di servire Cristo in ogni bisognoso, durante la sua vita fondò ben ventiquattro rami diversi di Orsoline; per tutte vale la Regola dettata da Angela in dodici semplici articoli, dove spicca un amore sconfinato a Cristo, che si attua quotidianamente nel servire il prossimo in ogni suo bisogno, materiale intellettuale o spirituale.
Morì a Brescia il 27 gennaio 1540, quando ormai la sua fama era giunta ben al di là del territorio bresciano.
 

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