Dedicazione del Duomo, chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani - Solennità del Signore
Il 20 ottobre 1577, terza domenica del mese, san Carlo Borromeo consacrò l’attuale Duomo di Milano. La data scelta rientra nella più antica tradizione liturgica della chiesa ambrosiana, al tempo in cui esistevano ancora due cattedrali di Milano, quella estiva di S. Tecla (edificata nel 453, dopo la distruzione della precedente cattedrale per l’invasione di Attila) e quella invernale di S. Maria Maggiore (edificata nell’836, e dedicata il 15 ottobre, terza domenica d’ottobre di quell’anno). La stagione “invernale” iniziava appunto in questa ricorrenza. Le fonti storiche attestano che l’evento non ebbe l’eco popolare che il santo vescovo auspicava, probabilmente a motivo della perdurante epidemia della peste.
La solennità della Dedicazione della chiesa cattedrale è l’occasione privilegiata in cui la diocesi esprime la sua coscienza di comunità di fede, radunata attorno al vescovo e costruita, in forza dei sacramenti, come corpo di Cristo e tradizione, attraverso i tempi, della sua Parola e del suo amore che raduna i molti in uno. Tale mistero la impegna ad essere chiesa missionaria: ed è il richiamo della Giornata missionaria mondiale che si celebra domenica prossima.
Oggi si ricorda Sant’Ilarione, monaco
Di questo santo monaco, ciò che si conosce è quanto ci è trasmesso da san Gerolamo, che scrisse di lui a pochi anni dalla morte (371), presentandolo come l’iniziatore del monachesimo palestinese. Ilarione nacque a Thabata, nella striscia di Gaza negli ultimi anni del III secolo da genitori pagani che lo mandarono a completare gli studi ad Alessandria d’Egitto. Qui conobbe la fede cristiana e vi aderì, attratto da una sua espressione particolarmente vivace e coinvolgente in quell’epoca e in quella regione, il monachesimo.
Visse un periodo con abba Antonio, uno degli iniziatori di questa forma di vita cristiana, e poi – tornato nella sua terra – iniziò a vivere da eremita. Ben presto gli si radunarono intorno discepoli e devoti, così che, per poter continuare a vivere secondo la sua vocazione, nel 360 si trasformò in monaco itinerante. Si racconta che fu in Egitto, Libia, Sicilia, Dalmazia.
Ultima tappa fu Cipro, ove morì nel 371. Il suo culto fu molto diffuso nell’antichità, e biografie di lui – basate su quella stilata da san Girolamo – vennero scritte in moltissime lingue antiche.