San Pacomio, abate (III secolo)

 
Pacomio nacque nell’Alto Egitto da genitori pagani nel 292. Arruolato a forza nell’esercito imperiale all’età di 20 anni, finì in prigione a Tebe con tutte le reclute. Alla sera di quel giorno, protetti dall’oscurità, alcuni cristiani recarono loro del cibo. Commosso dal gesto di quegli sconosciuti, Pacomio domandò chi li spingesse a fare questo, e la risposta fu che era Dio a volere la carità verso il prossimo. Quella notte Pacomio pregò il Dio dei cristiani promettendo che, se lo avesse liberato dalle catene, egli avrebbe dedicato la vita al servizio del genere umano.
Tornato in libertà, Pacomio si mise al servizio della piccola comunità cristiana di Khenoboskion. Ricevuto il battesimo, si pose sotto la guida del monaco Palamone per essere iniziato alla vita anacoretica. Stabilitosi a Tabennesi, presto fu attorniato da numerosi discepoli, che egli serviva educandoli alla vita comune; costituì così, poco lontano dalle rive del Nilo, la prima “koinonia”, una comunità di fratelli, in comunione di preghiera, di lavoro, di vita quotidiana, sul modello della primitiva comunità cristiana.
La sola vera regola di questa comunità era la Scrittura, che il monaco imparava a memoria e ruminava mentre era intento al lavoro manuale. Pacomio è considerato il padre della vita monastica cenobitica, che egli vide come un modo radicale di vivere le promesse battesimali. Morì nel 346, durante un’epidemia di peste.
 

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