San Siricio papa (secolo IV)
Successore di papa Damaso, Siricio resse il pontificato dal 384 al 399. Su questo papa ha pesato a lungo il giudizio negativo – come di persona insignificante e troppo semplice per la dignità che ricopriva – che ne ha dato san Girolamo, il quale era stato molto vicino al predecessore e ne aveva avuto la protezione e l’amicizia. Ma in realtà, papa Siricio spese i quindici anni del suo pontificato esercitando con dignità ed equilibrio il suo ufficio, richiamando con autorità i vescovi, specie dell’Occidente, all’osservanza delle norme canoniche e formulando chiare disposizioni di fronte alle problematiche ecclesiastiche e liturgiche del tempo. Con lui infatti si inaugura, o almeno si generalizza, un nuovo genere di lettera papale, la lettera decretale, che era un vero rescritto alle consultazioni dei vescovi, nella quale si dettava il diritto, sia per riconoscerlo sia per crearlo.
Papa Siricio ebbe l’appoggio di sant’Ambrogio nella condanna di Gioviniano e dei suoi seguaci, che volendo opporsi all’impianto dell’ascetismo e del monachesimo orientale nella società romana, attaccavano l’istituzione stessa della vita monastica. Ambrogio convocò a sua volta un sinodo a Milano in cui fu ripetuta la condanna, che poi comunicò a Siricio, del quale lodava lo zelo salutandolo come “maestro e dottore” (Ep. 42).
Fedele al suo programma di “portare il fardello di tutti coloro che sono gravati” (o piuttosto, come diceva, “è il beato Apostolo Pietro che lo porta in noi”), si adoperò come padre e servo di tutti rifuggendo da ogni particolarismo; in particolare lavorò alla composizione dello scisma priscilliano in Spagna e per la riconciliazione tra l’episcopato delle Gallie fortemente diviso. Dopo un operoso pontificato, morì il 26 novembre 399 e fu sepolto nella basilica di S. Silvestro presso il cimitero di Priscilla.
Alla sua memoria fu reso un culto fin dall’antichità, ma nel Martirologio Romano il suo nome fu introdotto solo nel 1748 ad opera di Benedetto XIV.