Presentazione del Signore

 

La liturgia commemora oggi un episodio dell’infanzia di Gesù, nel quale si manifesta luminosamente il senso e la destinazione della sua vita: la sua presentazione al Tempio. Maria, 40 giorni dopo la nascita del suo primogenito, portò il bambino al Tempio per offrirlo al Signore e riscattarlo, secondo la legge di Mosè, mediante l’offerta richiesta ai poveri: il sacrificio di due tortore o due colombe (Lc 2,22-38).

Questo adempimento della legge prelude e annuncia l’offerta di Gesù al Padre nel sacrificio della croce, e la comunione personale di Maria alla passione del figlio, come profetizzato da Simeone: “Una spada ti trafiggerà l’anima”. Il Redentore è offerto per le mani della Madre che si associa alla consacrazione del Figlio, preannunciando la sua futura collaborazione all’opera sacrificale della croce.

La festa di oggi, ricordata per la prima volta nel racconto della pellegrina Eteria, era definita a Gerusalemme “santo incontro del Signore ” (Ipapante): incontro e manifestazione al popolo di questo Bambino che attualizza il disegno divino, la salvezza messianica, poiché è “salvezza per tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele” (Lc 2,30-32). Dalla parola di Simeone trae origine il rito della benedizione dei ceri e della processione, di cui si ha testimonianza già nel secolo X.

Si tratta di un uso probabilmente proveniente dalla liturgia di Gerusalemme, come si può dedurre dai suggestivi canti processionali, ancora in uso nei monasteri. In questa festa la Chiesa va incontro, come Simeone ed Anna, al Signore che viene incontro a lei, e riconosce la sua missione di salvezza: celebrare il dono offerto a tutti gli uomini nella Eucaristia, segno che anticipa l’incontro escatologico definitivo.

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