Santi Pietro e Paolo, apostoli

[Quest’anno la ricorrenza liturgica dei Santi Pietro e Paolo è spostata a lunedi 30 giugno per rispetto al primato domenicale]

 

 

Nel Nuovo Testamento la persona di Pietro ha un posto eminente. Nato a Betsaida di Galilea, insieme al fratello Andrea conobbe Giovanni Battista e ne divenne discepolo, fino a quando incontrò Gesù che ne fece il capo del gruppo degli apostoli. Nella prima parte degli Atti degli Apostoli (cc. 1-12) egli appare come il capo ed il portavoce del collegio apostolico designato come “Pietro con gli altri Undici” (2,14). Il posto assegnato a Pietro è fondato sulle parole stesse di Cristo, così come esse sono ricordate nelle tradizioni evangeliche (Mt 16, 17-19; Lc 22,31-32; Gv 21,15-19; 1 Cor 15,5).

La Tradizione antica ha legato il nome di Pietro a due grandi sedi dell’epoca apostolica: Antiochia, di cui fu forse il primo vescovo, e Roma ove subì il martirio sotto l’imperatore Nerone, crocifisso – secondo la concorde tradizione – sul colle vaticano, con il capo all’ingiù (67 dopo Cristo?).

Paolo invece nacque all’inizio dell’era cristiana a Tarso, allora vivace centro cosmopolita, dove ricevette la formazione in ambiente rabbinico (che poi completò a Gerusalemme, alla scuola di Gamaliele), ma anche conobbe la raffinata cultura ellenistica. Dall’ora decisiva della visione di Damasco, che provocò la sua conversione a Gesù Cristo, fino al martirio a Roma, la sua esistenza fu un movimentato peregrinare annunciando l’Evangelo di Gesù, crocifisso e risorto, prima ai giudei ma subito dopo, e su raggio universale, ai popoli pagani. Gli Atti raccontano queste peregrinazioni in tre grandi viaggi missionari. L’ultimo, probabilmente, avvenne dopo la sua liberazione dal carcere romano, ma non se ne conserva narrazione, solo si trovano indizi nelle sue lettere.

Paolo secondo antica e costante tradizione venne decapitato (pena riservata ai cittadini romani) alle porte di Roma “ad Aquas Salvias”, nei pressi della via Ostiense, contemporaneamente al martirio di Pietro. Per entrambe le “colonne” della chiesa, è importante rilevare come in loro sia la debolezza a manifestare la potenza di Dio e della sua grazia, e non i titoli di prestigio e prestanza personali.

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