Venerdì della settimana della II domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore
La Vergine Addolorata ha avuto sempre nella Chiesa una venerazione particolare; sempre infatti si è vista la Madre sotto la croce, associata alla passione del Figlio. Della memoria liturgica si trova traccia, già alla fine dell’XI secolo, negli scritti di sant’Anselmo e di molti monaci benedettini e cistercensi.
Si diffuse poi nei secoli XII e XIII ad opera degli stessi cistercensi e dei serviti, un ordine dedicato – come i sette fondatori avevano indicato istituendo la “Compagnia di Maria Addolorata” – alla devozione della Madonna. Nel 1667 i Serviti ottennero l’approvazione della celebrazione liturgica dei “Sette dolori della Vergine”, che corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel vangelo: la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù a 12 anni nel Tempio, la salita al Calvario, la crocifissione, la deposizione dalla croce, la sepoltura.
Durante il pontificato di Pio VII, nel 1814, la festa venne accolta nel Calendario Romano alla terza domenica di settembre; Pio X, nel 1913, fissò la data definitiva al 15 settembre. Celebrata dopo la festa dell’Esaltazione della Croce, questa memoria riceve così un ricentramento cristologico, passando dalla contemplazione dei sette dolori della Vergine, al dolore della Madre, che sul Calvario assume dimensioni universali generando alla vita tutti coloro che Gesù salva. Maria sta in piedi sotto la croce, sostenuta dalla speranza e dalla fede, per sostenere i credenti nelle loro prove e insegnare loro a stare presso le infinite croci dei nostri fratelli.