Giovedì della settimana della XI domenica dopo Pentecoste
Raimondo Kolbe nacque in Polonia il 7 gennaio 1894 da ferventi genitori cristiani. Accolto nel collegio dai francescani conventuali di Leopoli per una formazione intellettuale e cristiana, passò poco dopo nel noviziato della comunità, prendendo il nome di Massimiliano. Inviato a Roma all’università Gregoriana, conseguì la laurea in filosofia e al Collegio Serafico quella in teologia. Il 28 aprile 1918 fu ordinato sacerdote. Innamorato della Vergine, fondò nel 1917 la Milizia dell’Immacolata per la conversione di tutti gli uomini per mezzo di Maria.
Dopo sei anni, ammalatosi di tubercolosi, ritornò in Polonia, a Cracovia, e non potendo insegnare a causa della sua salute malferma, si dedicò all’apostolato mariano, soprattutto con la stampa, impiantando un’officina, che andò sviluppandosi quasi miracolosamente, e attirando attorno a sé un gran numero di giovani desiderosi di condividere la sua vita. In seguito estese il suo apostolato missionario in Europa e in Asia. In Giappone, a Nagasaki, nel 1930 fondò la “Città di Maria”, dove lavorò come missionario per sei anni.
Qui si rifugeranno gli orfani dopo l’esplosione della bomba atomica.Un’altra casa mariana venne eretta anche in India. Ritornato in Polonia per curare la sua malattia, quando scoppiò nel febbraio 1941 la seconda guerra mondiale, fu incarcerato e deportato nel campo di concentramento ad Auschwitz, dove si prodigò nel servizio sacerdotale.
Quando il comandante condannò, per rappresaglia, dieci innocenti al bunker della fame, Massimiliano, in uno slancio di carità, offrì la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, realizzando così il sogno del martirio, la estrema testimonianza del suo amore per Dio e i fratelli.
Morì il 14 agosto 1941 e fu canonizzato il 17 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II. E’ una delle figure più significative del XX secolo per la luminosità della parola che ha lasciato sul senso da dare alla vita e alla morte.