Martedì della settimana della I Domenica dopo Pentecoste
Nacque a Monza nel XII secolo (circa il 1135), durante il tormentato periodo delle guerre comunali contro il Barbarossa. È infatti del 1162 la distruzione di Milano ad opera di Federico I, e del 1176 la sua sconfitta a Legnano da parte della Lega Lombarda. Rimasto orfano di padre, si dedicò a opere di carità, alla preghiera, ai digiuni, assistendo gli ammalati, soprattutto quelli colpiti dalla peste.
Con i beni ereditati dal padre diede vita a Monza, lungo il fiume Lambro, ad un ospedale dotato di statuti, che pose sotto il patronato dell’arciprete della città e delle autorità del comune. Quale ministro dell’ospedale, Gerardo stipulò anche una convenzione in cui stabiliva un diritto di protezione sull’istituzione da parte del comune stesso. Nell’assistenza ai malati si unì a lui un gruppo di volontari laici, che Gerardo organizzò in gruppo, con l’impegno del celibato e della vita comune.
Lo spirito che lo aveva animato nella fondazione dell’ospedale e il suo atteggiamento verso i malati ce li ha descritti Benincontro Morigia nella sua Cronaca di Monza, dove lo dice pieno di compassione, carità e umiltà, a servizio dei poveri ovunque si trovassero, che con le sue stesse braccia portava in ospedale e lavava con le sue mani, accogliendoli con il bacio della pace. Morì nel suo ospedale di Monza il 6 giugno 1207. Pochi decenni dopo la sua morte, nei documenti della città che lo riguardano, viene nominato con l’attributo di “beato” e poi anche di santo.
Fu però san Carlo Borromeo ad istituire un regolare processo canonico, che si concluse con la conferma, da parte del papa Gregorio XIII, del suo culto. Nel Duomo di Monza si conserva l’affresco di Bernardino Luini, che lo raffigura con un grappolo di ciliege in pieno inverno, miracolo attribuitogli dalla leggenda per ricompensare i sacrestani della basilica che gli avevano consentito di vegliarvi una notte in preghiera. San Gerardo è venerato come patrono secondario di Monza.