Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Il profeta Isaia descrive con queste parole il destino di un servo del Signore che avrebbe portato su di sé il peccato di tutti: Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. È questo che la comunità cristiana ha da sempre celebrato il Venerdì santo, facendo memoria di una morte che dà salvezza. Il servo di cui si parla è ovviamente il Signore Gesù, ma si tratta di un giusto che non dovrebbe fare questa fine. Perché è andata così? Non è la fine tragica di una storia iniziata bene, ma la scelta consapevole di colui che porta su di sé le nostre colpe: è stato annoverato tra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli.
L’evangelista Matteo da parte sua ci racconta l’epilogo di questo dramma, a cominciare dai rimorsi di Giuda, il discepolo che lo aveva venduto e che getta nel tempio le trenta monete per poi impiccarsi, sopraffatto dai sensi di colpa. Vediamo anche il tentativo di Pilato di sbarazzarsi di un imputato così scomodo, proponendo lo scambio con Barabba, ma la folla, manovrata dai
capi dei sacerdoti e dagli anziani, grida ripetutamente la condanna a morte: Sia crocifisso! Meditiamo ancora una farsa crudele, fatta di oltraggi e di scherni: Gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi inginocchiatosi davanti a lui lo deridevano… Fino alla conclusione: Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. Se ci pensiamo bene non è
un dramma del passato, ma del presente: nelle mille ingiustizie e soprusi del nostro tempo, nelle morti infamanti di oggi, nei tanti «poveri cristi» che hanno solo la colpa di essere poveri e
incapaci di far valere le proprie ragioni, negli ultimi e negli scartati, la passione del Signore si rinnova. Gesù muore oggi per noi, muore oggi con noi, Gesù muore perché oggi noi lo abbiamo condannato a morte.