Venerdì della settimana della IV Domenica dopo l'Epifania
Le notizie storiche di san Biagio sono molto scarse. Si sa che era di origine armena e fu eletto vescovo di Sebaste. Infierendo la persecuzione di Licinio, Biagio ritenne prudente lasciare la città e rifugiarsi in una grotta nascosta nella boscaglia, ma l’andirivieni delle persone che lo cercavano rese ben presto noto a tutti il suo nascondiglio. Condotto in città, per ordine del governatore Agricola, fu imprigionato, ma anche nella prigione riceveva e sanava molti ammalati. Un giorno si recò da lui una madre il cui figlio stava morendo soffocato, per aver ingoiato una spina di pesce: Biagio lo benedisse e lo risanò immediatamente.
La buona mamma, per ringraziarlo, gli offrì una candela per illuminare di notte la cella e un po’ di cibo. Da qui nacque la tradizione di benedire, con due ceri incrociati, la gola dei fedeli nel giorno della sua festa. Questo episodio valse a san Biagio la qualifica di protettore di tutti i mali della gola. Si racconta pure del suo amore per gli animali, che anche loro per le sue mani erano curati e guariti. Per questo è venerato come patrono dei veterinari. Il culto di san Biagio si è diffuso particolarmente in Armenia, ma la fama di questo santo ha raggiunto anche l’occidente, entrando nella tradizione e nella pietà popolare. Il suo martirio avvenne nel 320 durante la persecuzione di Diocleziano.
Lo stesso giorno si ricorda sant’Ansgario (Oscar) . Nacque nell’801 a Corbie nella Francia settentrionale e divenne monaco nel monastero benedettino di quella città. Personalità molto dotata, ancora giovanissimo fu inviato a evangelizzare i popoli della Danimarca e della Svezia. Fu eletto vescovo della chiesa di Amburgo, con la missione di legato pontificio per le nazioni del Nord. Fu pastore pieno di sollecitudine, soprattutto nei confronti dei poveri e degli schiavi. Alle sue cure fu affidata anche la diocesi di Brema. Morì il 3 febbraio 865 ed è invocato come patrono dei paesi del Nord.