Santi Proto e Giacinto, martiri

 

Di questi martiri si conosce solo il nome, il luogo e la data della loro deposizione, l’11 settembre, appunto il giorno in cui si fa memoria di loro. Ma, come testimoniato nella Depositio martyrum di Roma e nei Sacramentari Gelasiano e Gregoriano, la storicità del loro martirio è un fatto indiscusso, come certa è l’antichità e la diffusione del culto loro tributato.

Sepolti nel cimitero di Bassilla (poi di S. Ermete) in un cubicolo che papa Damaso, nel sec. IV, rese accessibile al culto, come ricorda una lapide apposta da lui stesso, furono poi traslati dalle catacombe alle chiese urbane, secondo quanto accadeva nei secc. VIII-IX per tutte le reliquie dei Martiri. Così almeno si credeva. Ma una fortunata scoperta archeologica del gesuita Padre Marchi, nel 1845, dimostrò che la tomba di san Giacinto era ancora nel cimitero di S. Ermete: si trattava dell’unica tomba di un Martire delle catacombe giunta assolutamente intatta fino ai nostri giorni.

L’esame dei resti di san Giacinto permise di constatare sulle ossa i segni del fuoco, indizio del genere di martirio subìto da san Giacinto e forse anche da san Proto.
 

 
 

 

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