San Guido di Pomposa, abate
Guido degli Strambiati nacque nella seconda metà del X secolo a Casamari, nel ravennate. Giovane studioso, ma anche mondano, fu toccato dalla grazia del Signore nella festa di sant’Apollinare. Decise perciò di cambiare vita e intraprese un viaggio a Roma da dove, dopo la tonsura, andò pellegrino in Terra Santa. Di ritorno a Ravenna, sotto la guida dell’eremita Martino, che aveva abbandonato l’abbaziato del cenobio di Pomposa, condusse vita eremitica. Il nuovo abate del monastero, Guglielmo, vedendo i rapidi progressi di Guido nell’esercizio delle virtù monastiche, prima di lasciare a sua volta Pomposa per l’eremo, lo nominò priore di S. Severo in Ravenna.
Nel 998 poi fu eletto abate di Pomposa. Uomo saggio, santo e di forte personalità, governò il monastero per circa trentotto anni, e lo portò ad un alto livello di vita spirituale, di cultura e di benessere materiale, conquistando la stima e l’ammirazione dei sovrani del suo tempo e dei vescovi locali. Collaborò con l’arcivescovo Gebeardo e con san Pier Damiani alla riforma ecclesiastica. Anche nel campo musicale liturgico fece opera di rinnovamento sostenendo il monaco Guido d’Arezzo nella sua nuova teoria della scala musicale di sette note, pur non potendo impedire, per amor di pace, che fosse allontanato da Pomposa. Si lasciò ispirare dall’ideale monastico di san Romualdo, operante in Ravenna in quegli anni, ma dette alla comunità una sua propria disciplina monastica, definita Ordo Pomposianus, alternando in modo equilibrato il cenobitismo e l’eremitismo.
L’imperatore Enrico III, cui era giunta la fama della sua sapienza, lo invitò a Piacenza per incontrarlo, ma Guido dovette fermarsi a Borgo san Donnino per una sopraggiunta infermità. Qui morì il 31 marzo 1046. Il suo corpo, per volere di Enrico III, fu traslato a Spira in Germania. Solo nel 1755 i monaci pomposiani di san Benedetto di Ferrara ottennero alcune reliquie del santo.