O Adonai,
e condottiero di Israele,
che sei apparso a Mosè tra le fiamme,
e sul Sinai gli donasti la legge:
redimici col tuo braccio potente.
Nel secondo giorno della novena di Natale, l’antifona “maggiore” supplica il Salvatore come “Adonai”, condottiero della casa d’Israele, che è apparso a Mosè nel roveto di fuoco e sul Sinai ha dato la legge; e chiede che “venga a riscattarci con braccio alzato”. Il riferimento immediatamente riconoscibile è a Es 3 e Es 19-20. Il Dio che riscatta gli oppressi, il Dio che fa uscire in libertà gli schiavi, il Dio che “ode il grido d’angoscia e scende” (Es , 7-8) è nuovamente atteso: quasi che, ripercorrendo le grandi tappe della storia della salvezza, l’attesa per lo più informe e anonima di tanta umanità di oggi possa finalmente trovare respiro di speranza e articolarsi in preghiera. Il braccio levato del Dio dell’esodo, e le “braccia stese tra terra e cielo, in segno di eterna alleanza” (cfr. preghiera eucaristica della riconciliazione) del Dio fatto carne e innalzato sulla croce, sono il grande arco in cielo che illumina la storia buia dell’umanità e libera da schiavitù, ribellioni, inimicizie.