La carità come «segno decisivo»: il magistero del Cardinale in questo ambito si traduce in un documento (la lettera pastorale del 1985), un evento (il Convegno di Assago del 1986) e una serie di ricadute pratiche (dalla riarticolazione territoriale della Caritas alla formazione dei cattolici alla politica)

Un'immagine del Convegno di Assago
Un'immagine del Convegno di Assago

Al centro della prima puntata del dossier «Martini in otto parole» (leggi qui l’introduzione), c’è «Farsi prossimo», icona che ridefinisce e rimotiva il senso dell’azione caritativa per i credenti. Il cardinale Martini lo delinea attraverso un percorso biennale che comincia con la lettera pastorale intitolata appunto Farsi prossimo, presentata il 10 febbraio 1985 e imperniata sul grande convegno di Assago, che si terrà nell’autunno del 1986.

Trentasette anni fa il concetto di carità finiva spesso a coincidere con l’elemosina. E così per la Chiesa non avrebbe potuto diventare una semplice azione umanitaria, che l’avrebbe fatta somigliare a una Ong, avrebbe detto il Cardinale intravvedendo il terzo millennio.

È il samaritano protagonista dell’episodio evangelico narrato da Luca a fornire invece l’identikit del «farsi prossimo». È colui che si ferma a prendersi cura, che diventa prossimo dell’uomo assalito dai briganti sulla via da Gerusalemme a Gerico, oltrepassato dal sacerdote e dal levita.

Centrale in questo percorso fu il grande convegno «Farsi prossimo», svoltosi al Centro congressi di Assago dal 21 al 23 novembre 1986. Giorni di ascolto di testimonianze, e anche di 40 commissioni che lavorarono sui temi della pace, della giustizia, del lavoro, dell’ambiente, della comunicazione, ma anche dell’impegno politico dei cattolici, a partire proprio dal «segno decisivo della carità». Quel momento ecclesiale diede impulso alla Caritas ambrosiana come sistema articolato e integrato di Caritas parrocchiali e centri di ascolto, di servizi specifici per gravi emarginati e per l’assistenza ai migranti, insieme a cooperative sociali di tipo A e di tipo B che gestiscono centri di accoglienza, comunità, progetti di inserimento lavorativo a favore di persone svantaggiate, che operano anche in contesti difficili.

Cristiani sono «coloro che vivono per gli altri perché vanno a Messa la domenica: sembra poco, però è tutto», disse il cardinale Martini durante l’omelia conclusiva, indicando l’evoluzione: «Una comunità composta da coloro che vivono per gli altri perché vanno a Messa la domenica». Il fronte si capovolge: la Chiesa viene educata dai poveri. In questo modo i confini delle parrocchie si allargano in una «esplosione missionaria» verso il Decanato e, in senso più ampio, verso la vita della gente.

Un’altra applicazione slegata dal concetto di carità come semplice assistenza venne delineata nel Discorso di Sant’Ambrogio (6 dicembre 1986). Lì vennero date indicazioni per un nuovo inizio del diaconato permanente, come contributo alla complessità di espansione della Parola, della liturgia e della carità, che richiedeva nuovi aiuti e nuovi servizi.

Spunti di approfondimento

La lettera pastorale Farsi prossimo, datata 10 febbraio 1985, è un documento diviso in quattro parti (leggi qui il testo integrale). Nella prima viene affrontato il tema della carità nel cammino della Chiesa ambrosiana. Martini passa poi ad analizzare le difficoltà che si incontrano nell’esercizio della carità; affrontando successivamente il tema dello Spirito Santo che accende la carità e insegna il significato profondo. Infine una carrellata sulle scelte storiche e i gesti concreti della carità.

La voce del Cardinale

Questa registrazione riporta l’intervento dell’Arcivescovo alla conclusione del convegno di Assago.

In questa intervista rilasciata durante il suo soggiorno a Gerusalemme, a vent’anni dal convegno «Farsi prossimo», il cardinale Martini torna sul senso di quell’assise e sulla lettera pastorale omonima, che cambiarono il volto e il modo di fare carità in Diocesi.

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