Musei, archivi, biblioteche, interventi su edifici e strutture, ma anche restauro di strumenti musicali: ci sono queste realtà tra i destinatari dei finanziamenti messi a disposizione dalla Cei
di Massimo PAVANELLO
Incaricato Diocesano Sovvenire
La notizia non riguarda solo la stagione estiva. Tuttavia, le vacanze possono accendere una maggiore curiosità nei confronti dei beni culturali ecclesiastici.
I siti religiosi attraggono molti turisti. Come si mantengono? Ciascuno ha canali propri e locali, impossibile censire i diversi moduli. C’è però un piccolo rivolo di finanziamento che scorre in tutta Italia: l’8×1000. Un segmento dell’ammontare generale è destinato per questa voce.
Modalità e beneficiari
Come tutta la materia riguardante il Sovvenire, è la legge che definisce i beneficiari. Condividiamo allora un elenco delle linee di finanziamento stanziate annualmente dalla Cei, per ciascuna Diocesi, relative ai beni ecclesiastici culturali.
Ai musei, agli archivi e alle biblioteche diocesane giungono 13 mila euro per ciascun ente. Possono essere usati per restauri, catalogazioni e acquisto materiale. I soggetti ambrosiani che rispondono all’identikit sono il Museo diocesano, l’Archivio storico diocesano e la biblioteca del Seminario di Venegono.
Anche gli ordini religiosi, con sede in Diocesi, possono accedere alle stesse condizioni. A Milano, negli ultimi anni, hanno fatto richiesta i Cistercensi, per la biblioteca e l’archivio di Chiaravalle (26 mila euro); i Frati Minori, per l’archivio (13 mila euro); i Carmelitani Scalzi, per la biblioteca (13 mila euro); i Barnabiti, per la biblioteca (13 mila euro); il Beato Angelico, per la biblioteca e l’archivio (26 mila euro).
Un contributo totale di 19 mila euro, inoltre, viene utilizzato per finanziare un pugno di siti che necessitano di impianti di sicurezza antifurto e videosorveglianza per i soli edifici di culto.
Per il restauro di organi a canne, di interesse storico-artistico, il contributo massimo erogabile è di 100 mila euro. Ogni Diocesi può presentare solo due richieste all’anno. Sapendo che la cifra stanziata copre al massimo il 50% della spesa ammissibile.
Interventi su edifici
L’ultimo capitolo di spesa, previsto dalla legge, riguarda interventi su edifici esistenti costruiti da almeno 20 anni. Ampio il ventaglio d’interesse. Solo a titolo esemplificativo: edifici di culto, case canoniche, locali di ministero pastorale… I lavori possono riguardare il restauro e il risanamento delle coperture, delle facciate esterne, i consolidamenti, l’adeguamento degli impianti. Anche in questo caso la spesa è partecipata. La Cei concorre fino al 70% del costo preventivato. La Diocesi può presentare più interventi, a patto che non si superi il totale di 490 mila euro. Il limite è stato abbassato (fino al 2020 la cifra massima era 630 mila euro) a motivo del calo generale dell’8xmille.
I preti, un “presidio”
Ci piace ricordare, infine, una voce fuori elenco, ma non estranea al tema. La custodia dei beni culturali ecclesiastici trova nel sacerdote una figura anche operativamente coinvolta. Il parroco ha la responsabilità, pure civile, dei lavori, ma quasi sempre è anche colui che apre e chiude materialmente le porte di questi siti artistici. Anch’egli è sostenuto dall’8×1000. Alle somme dedicate per i beni culturali e artistici andrebbero quindi aggiunte pure quelle riservate per i sacerdoti. I quali, con immutato sostentamento, presidiano i luoghi di interesse nominati.
Quello del Sovvenire è davvero un sistema i cui rivoli non si dissolvono, ma confluiscono ad ingrossare un mare di bene.
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