Ricoprendo anche un ruolo istituzionale come presidente del Ccee, in anni di grande fermento il Cardinale provò a delineare un futuro vitale per la Chiesa cattolica nel vecchio continente. Con la Bibbia quale “libro comune” per riscoprire i valori unificanti di popoli e Paesi

Carlo Maria Martini con il presidente del Parlamento europeo José MaríaGil-Robles y Gil-Delgado al Simposio di Strasburgo nel settembre 1997
Carlo Maria Martini con il presidente del Parlamento europeo José MaríaGil-Robles y Gil-Delgado al Simposio di Strasburgo nel settembre 1997

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Nella quinta puntata del dossier «Martini in otto parole» (leggi qui l’introduzione) si parla di «Europa».

L’Europa, il suo futuro, la sua capacità di non rinnegare le radici giudaico-cristiane, culturali e di progresso sociale e, nello stesso tempo, la possibilità di immaginare un suo nuovo ruolo nel panorama mondiale. Sono questi alcuni dei temi molto cari al Cardinale, sui quali l’Arcivescovo si interrogò in numerosi interventi del suo periodo episcopale a Milano e anche negli anni successivi. Intuendo, con profetica lungimiranza, pericoli incombenti di chiusure e di un arroccamento su vecchie posizioni.

L’immigrazione massiccia, già intravista come dirimente di tante altre questioni, con l’aumentare della diffusione specie dell’Islam anche in Italia, il fondamentale peso che avrebbe dovuto avere sempre di più l’Unione europea, l’ecumenismo di popolo: nel pensiero martiniano c’è tutto. Anche, naturalmente, per le innumerevoli riflessioni proposte, in diversi simposi internazionali, tra il 1986 e il 1993, quale presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.

Non solo per il suo alto incarico istituzionale, ma soprattutto per l’autorevolezza riconosciutagli ben oltre i confini della Chiesa italiana, Martini – insieme a vescovi come il belga Godfried Danneels, il britannico Basil Hume e il tedesco Karl Lehmann – provò a immaginare e delineare un futuro vitale per la Chiesa cattolica in un’Europa in grande fermento. Sul “tavolo” i grandi temi del dialogo ecumenico, della nuova evangelizzazione dell’Europa, dell’attuazione della collegialità episcopale. Martini e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” elaborarono un progetto di Chiesa in dialogo con la modernità, senza atteggiamenti di condanna, capace di proporre una fede vissuta da cattolici adulti in una società plurale. Una scommessa in parte persa, ma sulla quale il Cardinale non si stancò mai di tornare.

Basti pensare al suo intervento «La parola di Dio nel futuro dell’Europa» per il convegno «Cristianesimo e democrazia nel futuro dell’Europa», tenutosi a Camaldoli il 12 luglio 2002, curiosamente il giorno immediatamente successivo a quello in cui aveva lasciato Milano (vedi sotto): «È importante suscitare nei fedeli una profonda unità interiore di vita, convinzioni radicate, una coerenza tra fede pensata e fede vissuta e insieme una capacità di apertura, di dialogo, di valorizzazione dell’altro che permetta di guardare al futuro come a un futuro di pace e di collaborazione. E ci si interroga: come aiutare i nostri fedeli in questo cammino che appare sempre più arduo? Come educarli a vivere i loro valori e a esprimerli in maniera comprensibile ed efficace in un contesto così movimentato e difficile?», disse allora il Cardinale, proponendo come risposta la necessaria edificazione di una “cittadinanza” comune dell’uomo e della donna europei, a partire da una salda coscienza spirituale.

Da qui la convinzione che la Bibbia potesse essere il “libro comune” per riscoprire quei valori unificanti che avevano fatto l’Europa e che avrebbero potuto continuare a costruirla nel tempo che cambia. Come si evince dal famoso Discorso alla Città del 1991, non a caso intitolato «Verso un’Europa unita?». «Il ripensamento delle comuni radici cristiane delle Nazioni europee – sottolineò – e la riattivazione dei loro profondi legami spirituali, risultano essere tra i più rilevanti impegni che il momento presente dischiude davanti ai credenti di tutto il Continente. In questa prospettiva, la nostra Chiesa ambrosiana non può non sentirsi nella sua totalità chiamata a offrire un particolare contributo».

Spunti di approfondimento

In anni in cui si dibatteva intorno alle “radici cristiane” dell’Europa, il 12 luglio 2002 la rivista «Il Regno» organizzò presso il Monastero di Camaldoli il già citato incontro di studio sul tema «Cristianesimo e democrazia nel futuro dell’Europa». Il cardinale Martini fu lieto di intervenire a «uno dei pochi luoghi e momenti di riflessione del nostro tempo in cui ci si sforza di ripensare in maniera aperta e senza pregiudizi il tema dell’agire politico nel contesto europeo e mondiale con un rigoroso riferimento alla Parola di Dio». Il suo intervento ebbe appunto per titolo «La Parola di Dio nel futuro dell’Europa» (leggi qui).

La voce del Cardinale

Il cardinale Martini intervenne in diverse occasioni a convegni promossi dal Movimento Federalista Europeo, di cui incoraggiava l’impegno a favore dell’unità federale europea, da lui auspicata come «segno e profezia di un mondo unito e pacificato». Il 2 marzo 1996, nella sala del Consiglio regionale della Lombardia, l’Arcivescovo prese parte al convegno promosso dal Movimento sul tema «Un Governo per l’Europa». Ne proponiamo la registrazione audio.

Negli anni 2000, con spirito profetico, Martini riflette sulle chiusure e sulle paure dell’Europa, immaginando i cambiamenti derivanti dall’immigrazione già intravista come fenomeno fondamentale anche per l’Italia.

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