Per la III Domenica dell’Avvento ambrosiano, in Duomo, migliaia di fedeli tra genitori con i loro figli, ragazzi insegnanti e operatori nell’ambito scolastico, hanno partecipato alla Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo
di Annamaria
Braccini
«La responsabilità di aggiustare il mondo» secondo la via del Signore, «prendendosi cura dei piccoli», contro ogni soluzione dei prepotenti, degli uomini forti, delle rivoluzioni e delle violenze.
Dice così, in un Duomo gremito, l’Arcivescovo, che presiede la Celebrazione per la III Domenica dell’Avvento ambrosiano a cui sono stati specificamente invitati i genitori con i figli in età scolare. Giunti in moltissimi, insieme a bambini e ragazzi, a insegnanti, personale, gestori delle scuole. Sono presenti la vicepresidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, responsabile per la Scuola, Maria Grazia Colombo, e i presidenti dell’Agesc Milano (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) Marco Dipilato e Age (Associazione Genitori) sempre Milano, Giuseppe Angelillo.
Con i Canonici del Capitolo metropolitano, concelebrano il vicario episcopale di Settore, monsignor Paolo Martinelli, i presbiteri dell’Opus Dei – in Cattedrale è in corso la tradizionale Novena dell’Immacolata promossa dalla Prelatura – e i sacerdoti impegnati nella scuola e nel comparto educativo, a testimonianza della premura con cui la Diocesi di Milano segue tale fondamentale settore. Partecipano all’Eucaristia anche i ragazzi, genitori ed educatori della Comunità Pastorale “Beato Carlo Gnocchi” di Inverigo e della Parrocchia “Santo Stefano” di Vedano al Lambro.
Il “grazie” all’Arcivescovo viene da don Gian Battista Rota, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale Scolastica e dell’IRC «Grazie dell’attenzione che ha voluto dedicare ai genitori», dice, facendo riferimento alle questioni sempre aperte della libertà scolastica, di scelta e del rapporto con le Istituzioni. «Vogliamo sottolineare il primato che la famiglia ha nell’educazione dei figli. I genitori rimangono i primi e insostituibili attori dell’educazione nella quale la scuola accompagna», conclude don Rota. Il vescovo Mario aggiunge: «Ciò esplicita i motivi dell’invito». Un “prendersi cura” responsabile che torna nelle parole dell’omelia.
«Si possono avere idee diverse su tutto, pensarla in modi disparati fino ad essere contraddittori, parlare diverse lingue e vedere le cose da punti di vista diversi. Ma su una cosa è facile constatare il consenso e sembra che tutti si trovino d’accordo, anche se non so se sia l’idea più saggia e argomentata: “Le cose non vanno bene. Il mondo è rovinato. La società è malata. Insomma il mondo deve essere aggiustato” C’è troppa confusione; c’è troppo dolore; c’è troppa ingiustizia; ci sono troppe complicazioni. Se non si mette mano all’impresa di aggiustare il mondo, è inevitabile e, anzi forse imminente, la sua rovina».
Naturalmente si diverge anche sulle possibili soluzioni, accusandosi a vicenda: «Così si insultano l’un l’altro i politici dei diversi partiti, i responsabili di organizzazioni benintenzionate, i leader dei movimenti, i capi delle religioni».
Se qualcuno ritiene che «ci voglia un governo mondiale, un re dei re, come Ciro – il riferimento è alla Lettura tratta dal Libro del profeta Isaia -, per altri occorrono una rivoluzione, una parola aggressiva e un’azione decisa».
«Ci vuole una personalità senza macchia e senza paura come Giovanni – in questo caso, il richiamo è alla pagina evangelica di Luca al capitolo 7 – che si metta a gridare contro le ingiustizie e le prepotenze, contro gli oppressori e i peccatori. Ci vuole gente coerente, che non sia disponibile al compromesso e che non si lasci comprare o corrompere della ricchezza dei prepotenti. Tuttavia, l’aspettativa di un uomo forte che governi il mondo e lo aggiusti, con un potere universale, si rivela un rimedio provvisorio, una aspettativa destinata a essere delusa. Tutti i governatori forti che volevano aggiustare il mondo, secondo loro inclinazioni, sono stati una rovina e una sciagura», non si nasconde l’Arcivescovo: «basta un pretesto e il profeta fastidioso viene messo a morte, non ne rimane traccia e non rimane nemmeno il senso di colpa di chi compie questo delitto».
Per questo, «è ingenuo immaginare che un qualche potere mondano metta a posto le cose; è temerario il profeta arrabbiato che pensa che la rivoluzione e la contestazione possano convincere il malvagio a essere onesto, il prepotente a rispettare la legge, l’ingiusto a praticare la giustizia».
Altra è la via di Gesù che «mette mano all’impresa di aggiustare il mondo vivendo la sua missione come compassione e misericordia».
«Senza fare rumore, senza esercitare un potere, senza sbaragliare nemici e senza imporsi con la forza, il modo di Gesù di aggiustare il mondo è quello di prendersi cura di ciascuno, di restituire a ciascuno la speranza, a ciascuno che la voglia ricevere l’esperienza della gioia, dalla condivisione della fraternità ricostruita».
È la cura paziente e tenace per il più piccolo nel regno di Dio che abbiamo anche noi, come compito e responsabilità, quali suoi discepoli.
Evidente la consegna specifica ai genitori e a chi educa i ragazzi in ambito scolastico.
«Di questa via per aggiustare il mondo, non si possono misurare i risultati. È una via che ha la sua gioia non nel clamore, nel successo, ma nella coerenza della dedizione, nel rispetto della libertà: è una missione. Per questo benedetti i genitori e coloro che collaborano all’opera educativa, gli insegnanti, gli educatori, tutti quelli che hanno pensato di dare il loro contributo per un mondo migliore creando delle scuole, lavorando in questo settore; che hanno ritenuto che la scuola sia un servizio che non si può non rendere. Benedetti coloro che, nella scuola pubblica, riescono a interpretare il lavorare come un servizio ad aggiustare il mondo e coloro che nella scuola paritaria – pubblica e servizio pubblico, scandisce il Vescovo –; che si sentono incaricati di mantenere viva questa libertà di educazione con un contributo di idee e che, soffrendo anche quel senso di scarsa considerazione da parte delle Istituzioni pubbliche, pure vanno avanti. Per questo non dipendono né dai riconoscimenti, né dai sussidi, ma chiedono semplicemente che sia riconosciuto il loro contributo come servizio pubblico».
«Benedetti coloro che osano l’impresa di aggiustare il mondo. L’impresa non sarà mai conclusa, resterà sempre incompiuta, ma chi nella sua vita si è fatto vicino ai piccoli, uno per uno, perché ogni figlio è diverso dall’altro, perché ogni studente chiede una visione personalizzata, ha già aggiustato un pezzo di mondo».
E, alla fine, c’è ancora tempo per un ringraziamento ai «genitori, insegnanti, gestori perché noi crediamo, anche in questo tempo, nell’opera educativa di tutti coloro che desiderano il bene degli studenti e dei figli e dell’intera generazione giovanile».
Dall’Arcivescovo arriva anche qualche annuncio: «Nella Visita pastorale vedrò di inserire una particolare attenzione alle scuole del territorio e desidero rinnovare l’invito rivolto alle Scuole professionali per il 19 marzo prossimo, Festa di San Giuseppe Operaio. Sarà un’occasione per pregare insieme».