Quando la strada diventa luogo per far lezione. Come quella di Simone, il quindicenne che è intervenuto con coraggio, pacatezza e grande forza morale all’interno della protesta per l’arrivo di un gruppo di Rom nel quartiere. È il momento anche per noi di scendere dalle cattedre

di Walter MAGNONI
responsabile Servizio per la pastorale sociale e il lavoro - Diocesi di Milano

Sir

Conosco Torre Maura perché quando ho fatto servizio presso il carcere di Rebibbia vi sono stato un paio di volte per incontrare i parenti dei detenuti che seguivo ed in effetti era uno dei quartieri degradati della Capitale, però non il peggiore. Nei miei ricordi, di almeno dieci anni fa, Tor Bella Monaca e San Basilio erano davvero luoghi dove percepivi la mancanza di bellezza. Degrado sociale e ambientale lì andavano a braccetto. Ogni volta che li attraversavo riflettevo sulle contraddizioni di una città zeppa di bellezze e dove ancora si possono ammirare i segni di una storia gloriosa insieme a periferie abbandonate dove neppure le forze dell’ordine giravano tranquille.

Forse anche per questo mi sono commosso ascoltando le parole di Simone, il quindicenne di Torre Maura che è intervenuto con coraggio, pacatezza e grande forza morale all’interno della protesta per l’arrivo di un gruppo di Rom nel quartiere. Il video che gira sui social mostra un rappresentante di Casa Pound che protesta e porta le sue ragioni e nella sua arringa dice parole del tipo “qui la pensiamo tutti così”. Ecco allora che Simone lo interrompe e prova a fargli capire che non tutti sono sulla sua lunghezza d’onda.

Certo un ragazzino che interviene dicendo cose sensate prende in contropiede anche l’adulto di Casa Pound che quasi sorpreso si accorge in fretta di aver di fronte una persona intelligente che controbatte a quanto stava affermando.

Simone, nato e cresciuto a Torre Maura, conosce bene il suo quartiere e cerca di far capire a quelli di Casa Pound che il vero problema sta nella rabbia della gente dimenticata dalle istituzioni. Parlando dei Rom afferma: «A me 70 persone non cambiano la vita». Questa considerazione semplice ma non scontata aiuta a riconsiderare i problemi nelle giuste proporzioni. Penso a queste parole in un tempo dove se un barcone si avvicina alle nostre coste si parla subito d’invasione.

Ma la grande lezione di Simone, quella che dobbiamo imparare a memoria è la sua affermazione: «Nessuno deve essere lasciato indietro!». Simone è una voce fuori dal coro che richiama a tutti il senso di una cura che non discrimini le minoranze.

Simone ha tenuto testa a un gruppo di adulti smontando luoghi comuni con argomenti semplici ma apprezzabili. Non si definisce di nessuna fazione politica e con orgoglio afferma: «Almeno io penso!».

In tanti sui social hanno elogiato le parole di Simone. Anche le principali testate dei giornali hanno ripreso questo video e alcune vignette rilanciano il suo gesto.

In effetti Simone ci dà speranza per almeno tre ragioni: ci sono giovani che pensano; sanno esprimersi in maniera pacata ma ferma; diventano spinta per un mondo adulto che pare afono rispetto a certi temi.

Facile parlare nei video che le persone si fanno da sole e che possono essere rifatti se non vengono bene. Ben più difficile è intervenire nel mezzo di una strada di un quartiere popolare dove la tensione è alta. Simone ha preso la parola non per cercare notorietà, ma per dare voce alle minoranze, chiunque esse siano, anche quelle che risultano più problematiche.

Simone non va mitizzato è un quindicenne che deve crescere e fare i suoi percorsi di vita, però è bello sapere che anche nelle periferie delle nostre città abbiamo persone che non restano indifferenti alla vita degli altri e ci ricordano che «nessuno deve essere lasciato indietro».

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