Il Pontefice ha ricevuto in udienza l’associazione dei giornalisti cattolici che nel 2019 ha compiuto 60 anni: «La comunicazione ha bisogno di parole vere in mezzo a tante parole vuote, false e distruttive»
«Per rinnovare la vostra sintonia con il magistero della Chiesa, vi esorto a essere voce della coscienza di un giornalismo capace di distinguere il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane”. È l’invito rivolto dal Papa ai membri dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), ricevuti oggi in udienza in occasione del 60° anniversario della nascita dell’associazione. «Perché oggi c’è una mescolanza lì che non si distingue, voi dovete aiutare in questo – ha aggiunto a braccio. – Il giornalista, che è il cronista della storia, è chiamato a ricostruire la memoria dei fatti, a lavorare per la coesione sociale, a dire la verità a ogni costo».
Secondo Francesco «c’è anche una parresìa del giornalista – cioè il coraggio del giornalista – sempre rispettosa, mai arrogante. Questo significa anche essere liberi di fronte all’audience, parlare con lo stile evangelico: “sì, sì”, “no, no”, perché il di più viene dal maligno». «La comunicazione ha bisogno di parole vere in mezzo a tante parole vuote – la tesi del Santo Padre -. E in questo avete una grande responsabilità: le vostre parole raccontano il mondo e lo modellano, i vostri racconti possono generare spazi di libertà o di schiavitù, di responsabilità o di dipendenza dal potere».
«Quante volte il giornalista vuole andare su questa strada, ma ha dietro di sé un editore che gli dice: “Questo si pubblica, questo no”. Così si passa questa verità dall’alambicco delle convenzioni finanziarie e si finisce per comunicare quello che non è vero, non è bello e non è buono», il monito a braccio. «Da molti vostri predecessori avete imparato che solo con l’uso di parole di pace, di giustizia e di solidarietà, rese credibili da una testimonianza coerente, si possono costruire società più giuste e solidali – ha proseguito Francesco -. Purtroppo però vale anche il contrario. Possiate dare il vostro contributo per smascherare le parole false e distruttive».
«Vi siete riuniti per fare memoria di una ‘vocazione comunitaria’ – frutto del sogno dei fondatori -, che è quella di essere, come è scritto nel vostro Statuto, “un’associazione professionale ed ecclesiale che trova ispirazione nel servizio alle persone, nel Vangelo e nel Magistero della Chiesa” – ha sottolineato il Papa -. Vi incoraggio a portare avanti questa missione attingendo sempre linfa dalle radici che vi hanno fatto nascere: la fede, la passione per la storia degli uomini e la cura delle dimensioni antropologica ed etica della comunicazione. La rivista Desk e il sito web, la scuola di formazione di Assisi e le tante attività nei territori sono i segni concreti del vostro servizio al bene comune”.
Il primo giornalista laico beato
«Non abbiate paura di rovesciare l’ordine delle notizie, per dar voce a chi non ce l’ha; di raccontare le “buone notizie” che generano amicizia sociale; di costruire comunità di pensiero e di vita capaci di leggere i segni dei tempi- questa la consegna del Papa all’Ucsi -. Nell’era del web il compito del giornalista è identificare le fonti credibili, contestualizzarle, interpretarle e gerarchizzarle». E citando un esempio a lui caro: «Una persona muore assiderata per la strada, e non fa notizia; la Borsa ribassa di due punti, e tutte le agenzie ne parlano». «Qualcosa non funziona: non raccontare favole, ma cose reali – l’aggiunta a braccio -. Vi ringrazio perché già vi sforzate di lavorare per questo, anche con documenti come la Laudato si’, che non è un’enciclica ecologica, ma sociale, e promuove un nuovo modello di sviluppo umano integrale: voi cooperate a farlo diventare cultura condivisa, in alternativa a sistemi nei quali si è costretti a ridurre tutto al consumo».
«Associazioni come la vostra, per continuare a portare frutto, devono saper riconoscere con umiltà e potare i “rami secchi”, che si sono seccati proprio perché con il tempo hanno perso il contatto con le radici – la raccomandazione concreta per il futuro dell’associazione -. Oggi voi operate in un contesto storico e culturale radicalmente diverso da quello in cui siete nati. E nel frattempo si sono sviluppate anche modalità di gestione associativa più snelle e più centrate sulla missione: vi incoraggio a percorrerle senza timore e a riformarvi dall’interno per offrire una migliore testimonianza». «Il vostro cammino è storicamente legato a quello della Chiesa in Italia – ha sottolineato il Santo Padre – e vi accompagnano alcuni padri scrittori della Civiltà Cattolica iscritti all’associazione. Possiate continuare a contare su questi importanti riferimenti».
«Il 12 giugno 2010 la Chiesa ha proclamato Beato il primo giornalista laico, Manuel Lozano Garrido, più conosciuto come Lolo – ha concluso il Papa -. Egli visse ai tempi della guerra civile spagnola, quando essere cristiani significava rischiare la vita. Nonostante la malattia che lo costrinse a vivere ventotto anni sulla sedia a rotelle, non cessò di amare la sua professione. Nel suo “decalogo del giornalista” raccomanda di “pagare con la moneta della franchezza”, di “lavorare il pane dell’informazione pulita con il sale dello stile e il lievito dell’eternità” e di non servire “né pasticceria, né piatti piccanti, piuttosto il buon boccone della vita pulita e speranzosa”. Davvero un bell’esempio da seguire!».