In linea con i dati nazionali e cittadini, anche in Diocesi calano i matrimoni religiosi. Ma chi fa questa scelta, rispetto alle unioni civili o alle convivenze di fatto, appare più consapevole che in passato. Ripresa economica e politiche per il lavoro possono favorire un rilancio delle nozze e delle nascite

di Cristina CONTI

matrimonio

Diminuiscono i matrimoni religiosi nella diocesi di Milano. Ma chi si accosta a questo sacramento oggi è molto più consapevole. «Oggi c’è un’offerta ampia di vita familiare: convivenza, coppia di fatto ed eventuale iscrizione della coppia nell’apposito registro – spiega Michela Tufigno, tra i responsabili del Servizio diocesano per la Famiglia -. Chi chiede di fare un matrimonio in chiesa oggi ha maggiore consapevolezza di quello a cui si accosta. Ha già valutato le altre ipotesi e le ha scartate. Affronta il passo con una maturità maggiore». Scelta personale, indipendente dalla tradizione familiare e con motivazioni più ponderate. Spesso oggi chi decide di sposarsi in chiesa è già stato convivente e magari ha anche dei figli: «Fino a 15 anni fa queste persone erano mosche bianche nei corsi in preparazione al matrimonio; oggi, invece, soprattutto in città, sono la maggioranza – precisa Luigi Magni, anch’egli responsabile del Servizio -. In provincia sono di meno, ma un gruppetto è sempre presente. E questo è comunque positivo, perché indica la necessità di fare un passo ulteriore rispetto alla semplice convivenza».

Sposi più vecchi

Secondo gli ultimi dati Istat, la diminuzione dei matrimoni in Italia è in atto da oltre 40 anni, e la sua accelerazione negli anni più recenti è dovuta al cambiamento della composizione della popolazione per età. Nel 2015 i giovani di cittadinanza italiana tra i 16 e i 34 anni erano circa 10 milioni e 500 mila, oltre un milione e 500 mila in meno rispetto al 2008. L’età delle persone che si sposano è cresciuta: in media gli sposi hanno 35 anni. Mentre la durata media delle unioni, in caso di separazione, è di 17 anni.

A Milano, secondo le statistiche dell’Anagrafe, i matrimoni sono in continuo calo. Quelli civili sono passati dai 2097 del 2016 ai 2053 del 2017, mentre quelli religiosi sono scesi nello stesso biennio da 863 a 552. In crescita, invece, unioni civili e convivenze di fatto: da 225 a 379 le prime, da 270 a 510 le seconde.

Il peso della crisi economica

«Il calo dei matrimoni e delle nascite è dovuto a due aspetti: la riduzione dei giovani e la crisi economica», spiega il professor Alessandro Rosina, docente di Demografia all’Università Cattolica di Milano. Nella sola provincia di Milano i 50enni sono 55 mila, mentre i 30enni sono 35 mila. «Col passare del tempo la situazione si stabilizzerà, perché recentemente Milano ha avuto capacità di svilupparsi, di crescere, di fare politiche che hanno avuto un esito positivo sulla famiglia. Oggi pesa la denatalità del passato», precisa Rosina.

Anche la crisi economica del 2008 ha avuto i suoi effetti. Aziende che hanno chiuso, altre che si sono riconvertite o hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, che di fatto hanno bloccato le assunzioni. Difficoltà a trovare un’occupazione stabile, ad avere uno stipendio sufficiente e diventare autonomi dalle famiglie; così, talvolta, anche i giovani sposi restano legati economicamente ai genitori. «Il nostro Paese è poco attento ad accompagnare i giovani nelle loro scelte di vita, spesso demanda alle famiglie di origine», aggiunge Rosina.

I segnali di incoraggiamento

Ma le cose stanno cambiando in positivo. La ripresa economica, politiche legate al lavoro che favoriscono l’inserimento dei giovani, immagini di famiglia come luogo di aiuto reciproco e di crescita sono uno stimolo per fare il grande passo. «Ci sono spiragli positivi – nota lo studioso -. Da parte dei giovani c’è desiderio di formarsi una famiglia e di avere dei figli, di crearsi un percorso di vita solido, uguale a quello presente tra i giovani degli altri Paesi». Diminuisce il numero di giovani Neet, che non studiano e non lavorano. Già i dati sui matrimoni del 2016-2017 danno segnali positivi, rispetto a quelli relativi al 2013-2014. «In un momento di ripresa, c’è la necessità di fare scelte di vita economica che possano dare ai giovani la possibilità di crearsi un progetto di vita familiare. Se questo ci sarà, allora ci sarà anche una ripresa dei matrimoni e delle nascite», conclude Rosina.

Come cambiano i corsi di preparazione

Per chi si sposa in chiesa, poi, la preparazione al matrimonio religioso avviene nelle singole parrocchie, con corsi dedicati tra ottobre e febbraio, talvolta anche in una seconda sessione estiva. Una formazione importante che aiuta i futuri coniugi a comprendere il significato profondo dell’unione cristiana. Ma i cambiamenti della società hanno influito anche su questo: se una volta i corsi si svolgevano principalmente alla sera nei giorni infrasettimanali, oggi le modalità sono più varie. «Oggi, infatti, ci sono spesso richieste particolari, perché il mondo del lavoro mette molte volte le persone distanti, le fa lavorare in città diverse, con ritmi e orari di lavoro pesanti – spiega Luigi Magni -. Così si cercano di organizzare momenti di incontro al sabato e alla domenica, oppure, in alcuni casi, si fa ricorso anche a un accompagnamento personale, dove la singola coppia sceglie giorni e orari, secondo le proprie esigenze, per trovarsi con il sacerdote».

 

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