All’Annual Meeting del Cuamm-Medici con l’Africa, svoltosi ad Assago, sono stati presentati i risultati 2017 della campagna quinquennale “Prima le mamme e bambini. 1000 di questi giorni”. Molte anche le testimonianze e gli interventi, tra cui quelli dell’Arcivescovo, del premier Gentiloni, del presidente della Banca Centrale Europea, Draghi, di Romano Prodi e del sindaco Sala
di Annamaria
Braccini
«Far finta di nulla o, invece, cercare di rispondere a un bisogno reale senza fare sconti a noi stessi».
Alla fine, dopo tanti interventi e testimonianze, dopo le parole che vengono da uomini al vertice delle Istituzioni e da sconosciuti volontari, la lezione è questa: lavorare, anche se sembra di non riuscire mai a fare abbastanza, perché – come dice un giovane medico – «se ci crediamo. possiamo davvero cambiare questo mondo».
Al Teatro della Luna di Assago, fin dalla mattina presto arrivano pullman da tutta Italia, la gente si affolla agli ingressi controllatissimi, perché ci sono tante personalità della politica e della società civile che non hanno voluto mancare all’Annual Meeting del Cuamm-Medici con l’Africa, la prima ONG nata in Italia 60 anni fa, per garantire il diritto alla salute dei più poveri tra i poveri del mondo, gli uomini, ma soprattutto le donne e i bimbi africani. Oggi è riconosciuta come la più grande organizzazione sanitaria italiana in questo contesto mondiale.
E siccome ormai un poco di Africa è nel nostro Paese, si parla anche dei migranti sfruttati nelle periferie e nelle campagne del foggiano, dove i disperati, 1 euro per un’ora di lavoro nei campi, senza volto e diritti, sono assistiti da un mezzo mobile del Cuamm su cui sale Francesco che a Milano per l’occasione, dice: «così si prova a rispondere davanti ai vinti, agli ultimi, gli sventurati di questa storia di oggi che sono i braccianti».
Una risposta arriva quando sul grande palco sale il sindaco Sala che sottolinea come Milano sia «un territorio di solidarietà».
«In un mondo complesso come il nostro è necessario che tutti facciano la loro parte e noi la facciamo. Milano funziona per questo, ma è necessario un salto di qualità», osserva il Primo cittadino.
Intervengono giornalisti noti che hanno raccontato questa come altre storie della ONG che, ad esempio, ad Arquata del Tronto – 1300 abitanti tutti evacuati dopo il terremoto – hanno consegnato un poliambulatorio, inaugurato il 18 ottobre.
Ma è chiaro che il cuore continui a battere soprattutto per il grande continente africano e, in specifico, per la tragica e abbandonata fascia sub-sahariana. Cuore giovane come quello di Federica Chiale, specializzanda in pediatria, appena tornata da 6 mesi vissuti in Tanzania, che alle scuole medie ascoltò un missionario e decise di impegnarsi. Cuore sempre giovane, come quello della volontaria che proprio oggi compie 92 anni e da 40 è attiva con il Cuamm.
E, poi, c’è la Federazione Nazionale delle Ostetriche che finanzia l’invio di 10 specializzande in ostetricia scelte in tutta Italia per metterle a disposizione o la Fondazione Cariplo che aiuta generosamente laddove, si nota, c’è un solo medico per 3000 abitanti (tanto per dare un’idea, in Italia il rapporto è 1\250 pazienti).
Forse è anche per questo che l’arcivescovo, monsignor Mario Delpini, prendendo la parola, ritorna sull’elogio del «gesto minimo», che già aveva indicato durante l’ultima Veglia Missionaria Diocesana.
L’intervento dell’Arcivescovo
«Sproporzione vuole dire che la logica del bene non sta nelle grandi proclamazioni, non nell’intrapresa clamorosa, ma nel gesto minimo che tiene in piedi la storia. Dobbiamo, tuttavia, interrogarci su che visione del mondo abbiamo: leggiamo che una mamma ha abbandonato il suo bambino, ma, ogni mattina, miliardi di madri si alzano, preparano la colazione, salutano i loro bimbi, li accudiscono. Anche se non fa notizia questo dice che gli uomini e le donne sono predisposti al bene. E il bene cammina con i gesti minimi, non spaventandosi degli scenari impressionati che vengono descritti dalle notizie selezionate, ma tenendo in piedi quella parte di mondo che tocca a ognuno di noi. Qui, magari, ci sono persone che, con una firma, possono decidere la fioritura o la desertificazione di un territorio, ma, per la gran parte delle persone, il gesto minimo è chiedersi quale sia è il bene che si può fare quotidianamente e mettersi a farlo», scandisce l’Arcivescovo.
I “numeri” della campagna Cuamm in corso
Scorrono ancora immagini – alcune impressionati – ma comunque piene di speranza come è per la testimonianza del medico Alberto Rigolli che ultimamente è stato 1 anno in Sierra Leone, nella zona dove si è debellato Ebola. «L’Africa riporta al senso vero della vita e apre uno spiraglio di infinito», spiega.
E, poi, c’è il Sud Sudan con la siccità e la Tanzania dove la malnutrizione cronica ha il più alto tasso di mortalità del mondo. Il pensiero non può che andare al grande progetto “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, lanciato nel Meeting del 2016, alla presenza del presidente Mattarella, e che ora, dopo un anno, registra 55.209 parti assisiti (pari al 17% dell’obiettivo quinquennale di 320.000); 2410 bimbi in malnutrizione acuta trattati su un totale di 10.000 da curare entro il 2021; 17.167 piccoli sottoposti a controllo nutrizionale sui previsti 50.000. E tutto questo, per un intervento diffuso in 10 ospedali con i loro distretti di riferimento presenti in ben 7 Paesi: Sierra Leone, Sud Sudan, Angola, Etiopia, Uganda, Tanzania, Mozambico.
Insomma, un servizio coraggioso e massiccio, per intervenire là dove si gioca la partita primaria della vita, la sopravvivenza nei 1000 giorni della gravidanza, allattamento e svezzamento. Come dice tra gli altri, Giovanni Dall’Oglio, medico esperto in salute pubblica, responsabile Cuamm a Nyal in Sud Sudan e fratello del missionario gesuita Paolo scomparso nel nulla 4 anni fa.
Prodi, Draghi, Gentiloni
Infine, sono le voci istituzionali a definire il senso di un orizzonte ampio di respiro mondiale come fa Romano Prodi, ex premier, presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, auspicando una sinergia tra Cina ed Europa «al fine di lavorare insieme a un grande piano per il continente perché la prima sia più amichevole e la seconda smetta di guardare all’Africa in un’ottica colonialista».
Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, parla di «impressione splendida del lavoro fatto».
«Mi sono chiesto perché queste testimonianze sono forti: lo sono perché sono dirette. La forza di queste esperienze strappa dal quotidiano e fa vedrete quella che una caratteristica insita nella natura umana, fare del bene. Dopo l’impegno notevole degli anni ’80 sulla cooperazione, anche a causa di sprechi, lo sforzo è crollato. La sensazione, pur nei progressi che ci sono stati, è che l’abisso sia incolmabile. Ma chi si scoraggia ha torto. Alla fine, ciò che fa la differenza è la passione, la forza delle cose in cui crediamo cambia la realtà», conclude .
«L’esempio che offrite fa bene all’Italia oltre che a voi. Sull’Africa, dobbiamo avere l’onestà di riconoscere che le speranze sono in bilico con la malnutrizione, la siccità, i cambiamenti climatici, le migrazioni, ma il continente non è perduto», osserva il premier Paolo Gentiloni che racconta di aver incontrato proprio ieri il presidente della Sierra Leone. «Un Paese che oggi è riprecipitato in un baratro, dopo Ebola e la crisi. Forse non è vero che l’Africa ce la sta facendo, ma è vero che ce la può fare. Dipende anche da noi, dalle politiche dell’Europa. Sono fiero di dire che abbiamo raddoppiato gli aiuti allo sviluppo anche durante gli anni della crisi, ma si può fare di più».
Poi, l’affondo che strappa un applauso prolungato: «Siamo l’unico Paese che ha una politica, sui temi migratori, decente. Quando il presidente della Commissione Europea Juncker dice che l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa noi siamo orgogliosi di essere italiani. Grazie a tutti voi»
A chiusura, è il direttore del Cuamm, don Dante Carraro che, insieme al cantante Niccolò Fabi, suggella la mattinata: «Vogliamo bene all’Africa, a questo continente umiliato. Gli vogliamo bene come a un bambino. L’Africa non vuole assistenzialismo. Il titolo della canzone di Niccolò recita: “Mi basterebbe essere padre di una buona idea”: questa è la nostra energia esplosiva».