«Mostrateci che siete al nostro fianco, così la vita vincerà contro il buio»: così il presidente ucraina, collegato da Kiev, ha concluso il suo discorso alla sessione plenaria dell’Europarlamento

A Bruxelles manifestazione di solidarietà verso l'Ucraina (foto Sir / Parlamento europeo)
A Bruxelles manifestazione di solidarietà verso l'Ucraina (foto Sir / Parlamento europeo)

di Gianni Borsa
Agensir

L’Unione europea tende la mano all’Ucraina. Putin, invece, bombarda case, scuole, edifici pubblici. «Ieri sono stati uccisi 16 bambini ucraini, eppure Putin parla di obiettivi militari»: lo ha detto Volodymyr Zelensky, presidente della Repubblica ucraina, intervenendo oggi, da remoto, alla sessione straordinaria del Parlamento europeo, riunito a Bruxelles. Un dibattito tutto rivolto a confermare da una parte il sostegno unitario dei Ventisette a Kiev, alle istituzioni del Paese e al popolo ucraino; dall’altra a denunciare l’attacco ingiustificato dell’esercito russo. Una guerra scatenata – è stato detto più volte – da un dittatore fuori controllo che è divenuto una minaccia globale.

Roberta Metsola (foto Sir / Parlamento europeo)

Roberta Metsola (foto Sir / Parlamento europeo)

«Sfida esistenziale per l’Europa»

«La guerra di Putin è un’invasione abietta di uno Stato sovrano e indipendente. A nome del Parlamento europeo condanno l’aggressione militare russa contro l’Ucraina. Esprimo al contempo solidarietà con tutti coloro che soffrono e sono stati uccisi». Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, ha aperto con queste parole la plenaria, per poi dare la parola al presidente ucraino Zelensky. «Noi reagiremo, non volteremo lo sguardo dall’altra parte. Putin dovrà rispondere» delle sue azioni. Metsola ha parlato di «sfida esistenziale per l’Europa», per poi rendere omaggio «al coraggio degli ucraini». Quindi un cenno alla richiesta di adesione all’Ue avanzata da Kiev: «Faremo gli sforzi necessari per raggiungere questo obiettivo, perché dobbiamo affrontare il futuro insieme».

Il videointervento del Presidente ucraino (foto Sir / Parlamento europeo)

Il videointervento del Presidente ucraino (foto Sir / Parlamento europeo)

«Difendiamo la civiltà»

«Mostrateci che siete al nostro fianco, che non ci abbandonerete, così la vita vincerà contro il buio. Gloria all’Ucraina»: così Zelensky ha concluso il suo discorso alla plenaria dell’Europarlamento. Più volte interrotto da applausi degli eurodeputati, il Presidente era collegato da Kiev, ed è apparso provato, ma determinato nel guidare il Paese sotto attacco russo e bielorusso. «Sono lieto di constatare l’unità dei Paesi europei, ma non sapevo che occorresse pagare questo altissimo prezzo». Zelensky ha raccontato la situazione interna, ha parlato di «migliaia di persone uccise dopo cinque giorni di invasione militare» della Russia. «Qui si uccidono persone, e noi diamo la nostra vita per i valori, la libertà, il desiderio di essere liberi. Supereremo tutto, ne sono convinto». Dello stesso tenore l’intervento, sempre da remoto, di Ruslan Stefanchuk, speaker del Parlamento ucraino, che ha chiesto all’Ue di non lasciare sola l’Ucraina e di insistere con le sanzioni economiche. «Stiamo difendendo i confini dell’Europa e della civiltà», ha detto il presidente della Rada di Kiev.

Charles Michel (foto Sir / Parlamento europeo)

Charles Michel (foto Sir / Parlamento europeo)

Terrorismo geopolitico

«Non è solo l’Ucraina sotto attacco. Sono sotto attacco il diritto internazionale, l’ordine internazionale basato su regole, la democrazia, la dignità umana». Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, a sua volta intervenuto al dibattito, ha parlato di «terrorismo geopolitico puro e semplice», rispetto all’attacco russo. «Ancora una volta sangue e guerra hanno raggiunto il suolo europeo. Putin ha sferrato una brutale e massiccia invasione dell’Ucraina, una guerra ingiustificata. E lo ha fatto per un’unica ragione – ha detto Michel -: perché voi, popolo ucraino, a Maidan avete compiuto la scelta della libertà, della democrazia e dello stato di diritto».

Il presidente del Consiglio europeo si è poi soffermato sulla richiesta di status di candidato all’Ue avanzata dal governo di Kiev: «L’Ucraina vuole far parte dell’Europa, e spetta a noi europei essere all’altezza del momento. Sappiamo che la questione è complessa, perché riguarda l’allargamento» a est. Fra l’altro «ci sono punti di vista diversi tra gli Stati membri Ue». Spetta dunque «alla Commissione europea esprimere un parere sul quale il Consiglio si assumerà la propria responsabilità. Dovrà valutare in modo acritico la richiesta politica, forte e credo anche legittima, che è stata espressa, fornendo gli orientamenti per adottare la scelta giusta».

Josep Borrell (foto Sir / Parlamento europeo)

Josep Borrell (foto Sir / Parlamento europeo)

La questione del gas

«Questo è l’atto di nascita dell’Europa geopolitica». Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue, ha usato queste parole, specificando che l’Europa geopolitica “nasce nel momento in cui diventiamo consapevoli delle sfide cui siamo confrontati, e in cui l’Europa deve far fronte alle sue responsabilità». Siamo «consapevoli del fatto che per la prima volta dalla seconda guerra mondiale un Paese invade un altro Paese. E questo Paese», la Russia, «ha le armi nucleari e rafforza la sua capacità di intimidazione».

Nel suo articolato intervento, Borrell ha dichiarato che «l’Ue deve iniziare a lavorare velocemente per cancellare la dipendenza dal gas» russo, anche perché «l’Unione europea non scambia i diritti umani per il gas, e non abbandoneremo la difesa delle nostre libertà e del rispetto dei diritti umani». Borrell ha quindi spiegato che metà delle riserve della Banca centrale russa sono fuori dal controllo di Mosca; le riserve «sono congelate e ciò mostra la capacità coercitiva che fino a tre giorni fa era impossibile immaginare». A suo avviso «i cittadini russi stanno iniziando a sentire le conseguenze in termini di inflazione e misurano la caduta della loro valuta».

Ursula von der Leyen (foto Sir / Parlamento europeo)

Ursula von der Leyen (foto Sir / Parlamento europeo)

«C’è un’altra Russia»

I missili su varie città ucraine, le sofferenze del popolo oppresso, la fuga della gente verso Polonia, Slovacchia e Ungheria… Tutti elementi tornati più volte nell’emiciclo di Bruxelles. Una plenaria, quella dell’Europarlamento, che certo non frenerà la guerra nell’immediato, ma che ha confermato una esplicita e corale scelta di campo dell’Europa comunitaria dalla parte dell’Ucraina. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, prendendo la parola ha dichiarato: «Per Putin l’Ucraina non ha diritto di esistere. E questo è inaccettabile. Siamo uniti contro questa guerra e lo rimarremo. Il modo in cui rispondiamo alla Russia oggi determinerà il futuro del sistema internazionale. È in gioco il destino dell’Ucraina ma anche il nostro destino».

Il discorso del capo dell’esecutivo si è concentrato sulle misure adottate a favore del popolo ucraino e su quelle decise per contrastare la guerra e l’economia russe. Quindi ha specificato: «Accogliamo gli ucraini che devono fuggire dalle bombe di Putin», e in tal senso «proponiamo di attivare il meccanismo di protezione temporanea per fornire a questi rifugiati uno status sicuro e l’accesso alle scuole, alle cure mediche e al lavoro. L’Ue ha adottato il più grande pacchetto di sanzioni della sua storia – ha affermato in seguito -. Sono consapevole che questo avrà un costo anche per la nostra economia. Ma credo che gli europei capiscano che dobbiamo opporci a questa aggressione». Poi un’osservazione su quanto accade in diverse città della Federazione russa. «Alle proteste contro la guerra, il Cremlino sta rispondendo con gli arresti di massa. Questo conferma che c’è un’altra Russia dietro ai carri armati di Putin e noi dobbiamo tendere la mano verso questa Russia», garantendole che avrà il sostegno dell’Ue.

La risoluzione dell’Assemblea

Dopo gli interventi dei leader Ue e di quelli ucraini, il dibattito è proseguito fra gli eurodeputati, con numerosissimi interventi. Il Parlamento passa poi al voto di una risoluzione politica con la quale «invita le istituzioni dell’Unione ad adoperarsi per concedere all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione all’Ue, a norma dell’articolo 49 del trattato sull’Ue e sulla base del merito e, nel frattempo, a continuare ad adoperarsi per la sua integrazione nel mercato unico dell’Unione in virtù dell’accordo di associazione». La risoluzione è stata firmata da tutti i gruppi politici dell’emiciclo (Popolari, Socialisti e democratici, Renew/liberaldemocratici, Verdi, Conservatori, Sinistra), tranne che dal Gruppo Identità e democrazia, ossia i nazionalisti, molti dei quali in passato si sono dichiarati amici di Putin. Nel pomeriggio, inoltre, si è svolta una manifestazione a Bruxelles, davanti alla sede del Parlamento, di sostegno all’Ucraina.

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