Nuova dirigenza nazionale per l’Unione cattolica stampa italiana. Al congresso di Matera è intervenuto anche il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin
di Giovanna PASQUALIN TRAVERSA
In occasione del XIX congresso dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), che si è svolto a Matera dal 3 al 6 marzo, è stata eletta presidente Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24, la prima donna in quasi 60 anni di storia dell’Associazione. Succede ad Andrea Melodia.
Il consiglio nazionale, su proposta della presidente De Luca, ha poi eletto segretario Maurizio Di Schino (che succede a Franco Maresca) e tesoriere Alberto Lazzarini (che succede a Mariella Cossu). Sono stati eletti anche due membri della giunta esecutiva: Alessandro Zorco e Giuseppe Caffulli, quest’ultimo dell’Ucsi Lombardia.
L’assemblea ha anche eletto il collegio dei garanti: Salvatore Catanese, Mauro Banchini e Maria Maddalena Cossu. Eletti anche i revisori dei conti: Renato Pinnisi (presidente), Robero Zalambani, Giovanni Dainese, Paola Springhetti e Luca Costamagna.
Un’autentica e corretta comunicazione è possibile solo all’insegna della verità e della misericordia. La convinzione espressa dal Papa nel messaggio per la 50ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (8 maggio 2016), su “Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo”, ha fatto da sfondo e cornice al convegno pubblico “Le sfide del giornalismo al tempo di Francesco”, svoltosi a Matera durante l’omonimo congresso nazionale dell’Ucsi. Come un fil rouge, a percorrere i lavori sono stati concetti cari al Pontefice come responsabilità, professionalità, prossimità, ascolto, desiderio di comprendere e volontà di includere.
È stato il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin a delineare la mission della professione giornalistica sintetizzandola anzitutto in «servizio alla verità dei fatti e delle persone che non hanno voce». Quando si disconosce la ricerca della verità, avverte, «si finisce col dissolvere la stessa notizia». Per questo, è vera la notizia «che mette al centro la persona», e occorre «difendere ciò che è umano e denunciare ciò che è invece disumano». La misericordia, da parte sua, non si limita agli aspetti personali e spirituali e ha ricadute anche sul piano politico e sociale; allo stesso modo le parole non sono mai neutre. Ecco perché il Papa chiede al «linguaggio della politica e della diplomazia» di lasciarsi «ispirare dalla misericordia».
Per la Chiesa di Francesco, aveva ricordato nel suo messaggio in apertura del congresso monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, comunicare è «costruire spazi condivisi e bene comune», «gettare ponti» e «guarire ferite» per «rendere umana e abitabile» la società.
Allo stesso modo, avverte il cardinale Parolin, «per la cura della democrazia una buona informazione può fare molto: serve a creare luoghi per ascoltarsi e garantire il pluralismo». Un’informazione «libera da interessi parziali ha il compito di costruire giorno dopo giorno sentieri di integrazione». Di qui la necessità di ripensare e accompagnare temi come il rapporto democrazia-comunicazione, l’idea di servizio pubblico e la missione del giornalismo, non tanto «approfondendo gli aspetti tecnici, quanto piuttosto quelli antropologici». Per il Papa, il giornalista «non è un demiurgo, ma un mediatore»; suo compito nell’era del web non è più «arrivare primo» ma «arrivare meglio».
Un Papa che è egli stesso comunicazione: la semplicità delle parole, la spontaneità dei gesti, lo trasparenza dello sguardo che cerca il contatto personale. Uno stile essenziale, che “buca” lo schermo. Con lui «è cambiato il passo – racconta Vania De Luca – e va inseguito perché c’è un’accelerazione dei tempi di partenza, arrivano le notizie quando meno te l’aspetti e non sei mai preparato perché la realtà è diversa. Lo spazio stesso è diverso, decentrato perché per Francesco la realtà si vede meglio dalla periferia».