La Conferenza episcopale lancia l’ennesimo allarma sulla presenza, ormai incontrollata e sistematica, di bande armate

di Bruno Desidera
Agensir

Alcuni Vescovi haitiani (foto Conferenza episcopale haitiana)
Alcuni Vescovi haitiani (foto Conferenza episcopale haitiana)

«Il generale deterioramento della situazione nel Paese ci preoccupa sempre di più come Pastori di questo popolo che soffre così tanto». Inizia così il lungo messaggio diffuso dalla Conferenza episcopale haitiana, che lancia l’ennesimo allarme sulla presenza, ormai incontrollata e sistematica, di bande armate, che si aggiungono a «corruzione, povertà estrema, precarietà generalizzata, sequestri di persona, sfiducia interpersonale». Uno scenario rispetto al quale nessuno, né a livello istituzionale né di popolazione, sembra reagire. Anzi, «il centro di Port-au-Prince è diventato, negli ultimi giorni, teatro di violenti scontri tra bande armate illegali, provocando molte vittime tra la popolazione civile assediata, e in situazione di in grande angoscia. La polizia stessa sembra impotente». Anche la Cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione, la scorsa settimana, è stata colpita da un incendio doloso. Che fortunatamente i vigili del fuoco sono riusciti a circoscrivere.

Campo libero alla violenza

Secondo le Nazioni Unite, 471 persone sono morte o risultano disperse a causa dell’ondata di violenza dell’ultima decade di luglio. La Conferenza episcopale si dice «stupita e indignata per l’impotenza delle autorità dello Stato, che lasciano il campo libero alle bande pesantemente armate per svolgere impunemente tutti i loro atti premeditati. Rapiscono, sequestrano, distruggono, uccidono, bruciano e quindi sfidano i poteri costituiti, che sembrano totalmente sopraffatti da ciò che sta accadendo. Ci chiediamo: perché lo Stato non agisce per reprimere con il necessario rigore all’interno dello Stato di diritto, per mettere i banditi in condizione di non nuocere? È impossibile neutralizzare le fonti che forniscono a gruppi e individui armi e munizioni, o ne traggono vantaggio persone intoccabili?».

Appello alla società civile

Prosegue il messaggio: «Uniamo le nostre voci a quelle di tutti coloro che soffrono di questa situazione e che aspirano a sicurezza e pace, per esigere un intervento immediato da parte delle autorità dello Stato preposte al benessere dei cittadini. È urgente lavorare al più presto per il disarmo delle bande». I Vescovi si rivolgono a «imprenditori, politici, esponenti delle istituzioni e della società civile, a lavorare in sinergia per combattere il flagello dell’insicurezza in tutte le sue forme. Contribuiremo così al cambiamento auspicato da tutti. Non possiamo più continuare a vivere come potenziali vittime del brigantaggio che regna nel Paese, né accettare la situazione in cui ci troviamo oggi come se fosse normale. È venuto il tempo di svegliarci dal nostro torpore, dire con tutte le nostre forze: no all’insicurezza! No ai rapimenti! No alla legalizzazione, per complicità, dell’attività delle bande armate! No ad alcun progetto di annientamento dello Stato!».

 

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