Il clima è cambiato, anche le tecniche di coltivazione dovranno tenerne conto. Su «Il Segno» di giugno la rubrica «Laudato si’» approfondisce la tematica

Un tratto del Canale Villoresi a Parabiago (foto Marco de Bernardi)
Un tratto del Canale Villoresi a Parabiago (foto Marco de Bernardi)

Il clima è mutato e l’emergenza rimane, nonostante le piogge che hanno devastato l’Italia nel mese scorso. Dopo la grave siccità del 2022, tutti si domandano come sarà l’estate.

Le scarse precipitazioni dello scorso inverno non lasciavano ben sperare. I dati Arpa Lombardia di febbraio relativi al totale delle riserve idriche (grandi laghi, invasi artificiali e manto nevoso) davano un meno 56% rispetto alle risorse mediamente attese nello stesso periodo negli anni passati, mentre i due grandi “serbatoi” lombardi, i laghi Maggiore e di Como, erano rispettivamente al 38% e al 19% del loro riempimento. La situazione è migliorata con le piogge di fine aprile-inizio maggio, che hanno ridotto il deficit idrico al 36% (dati Arpa del 7 maggio), con il Lago Maggiore al 96% e quello di Como al 74% (dati dell’11 maggio sul sito www.laghi.net).

Resta il fatto che ormai si deve convivere con la prospettiva di inverni ed estati sempre più siccitosi, elaborando strategie di adattamento efficaci al cambiamento climatico. Uno dei settori maggiormente interessati sarà quello agricolo. Nel numero di giugno de Il Segno, nella rubrica «Laudato si’», ne parla Valeria Chinaglia, direttore generale del Consorzio bonifica Est Ticino Villoresi, che ha il compito di trasportare e distribuire le acque, attraverso la rete di canali che amministra, ai cosiddetti “utenti irrigui”, principalmente gli agricoltori e i parchi naturali. Il Villoresi gestisce un bacino idrico molto ampio, che comprende il Canale Villoresi (che va dal Ticino all’Adda), tutta la rete del Naviglio Grande fino a Pavia e quella del Naviglio Martesana.

Nel 2022 i razionamenti hanno messo in ginocchio l’agricoltura lombarda. Quest’anno la situazione sembra migliore: «Le ultime piogge – fa sapere Umberto Bertolasi, direttore di Coldiretti Milano Monza Brianza – hanno sicuramente garantito la possibilità di una piena produzione per le colture seminate in autunno, come frumento e orzo». Ma un anno abbastanza buono non cambia una tendenza futura verso la siccità. Come reagire? Bertolasi ipotizza un lavoro su tre fronti: «Una migliore gestione dell’acqua nei grandi invasi; l’ottimizzazione delle tecniche di irrigazione; la scelta, dove possibile, di colture meno esigenti in termini di acqua rispetto a riso e mais».

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