La grande fioritura favorita dagli episcopati di Schuster e Montini, il saldo legame con la comunità ecclesiale riaffermato da Martini, la gestione del Fondo Famiglia Lavoro con Tettamanzi e l’impegno di Expo
Le Acli, fondate a Roma nell’agosto del 1944, a Milano iniziarono a organizzarsi nell’estate del 1945 sotto la guida di dirigenti provenienti dall’Azione Cattolica come Alessandro Butté e Luigi Clerici, anche se il primo presidente fu l’ex deputato popolare Edoardo Clerici che, eletto alla Costituente, lasciò la guida a Luigi Clerici nel 1953 quando venne eletto in Parlamento.
Dopo la scissione sindacale del 1948 e la nascita della Cisl, le Acli continuarono a esistere come movimento sociale dei lavoratori cristiani, e trovarono a Milano un terreno fertile dovuto alla presenza capillare nelle parrocchie e all’organizzazione dei servizi sociali e delle attività formative. La Chiesa ambrosiana, a partire dal beato cardinale Schuster per continuare con il cardinale Montini, ebbe sempre un occhio di riguardo per le Acli, vedendo in esse il tramite per riportare alla fede una classe operaia che vi si era allontanata e per far crescere in essa il germe della dottrina sociale della Chiesa.
Vi fu dunque la grande fioritura dei Circoli Acli e dei Nuclei aclisti sui luoghi di lavoro, con la nascita dei servizi, a partire da quello di patronato proseguendo con il servizio di formazione professionale tramite l’Enaip, e con le iniziative cooperativistiche nel campo del consumo e in quello dell’abitazione. Nella loro lunga storia non mancarono le contraddizioni, ma mai le Acli misero in dubbio la loro ispirazione cristiana e la loro fedeltà al Vangelo. Anche a Milano tale legame venne costantemente riaffermato, e non fu un caso che, da pochi mesi alla cattedra di Sant’Ambrogio, il nuovo Arcivescovo Carlo Maria Martini definì, nel giugno 1980, incontrando i dirigenti le Acli con immagine felice come una “penisola”, che si affacciava sui flutti di un mare in tempesta, ma che nello stesso tempo manteneva un legame saldo con la terraferma rappresentata dalla comunità ecclesiale.
Il particolare legame delle Acli con il mondo del lavoro e con la comunità ecclesiale venne rafforzato dall’elezione alla presidenza dell’associazione nel 1987 di Lorenzo Cantù, già dirigente di primo piano dei metalmeccanici della Cisl, ed insieme figura di alta spiritualità, che guidò il Movimento in una fase difficile segnata dalla crisi dell’assetto politico, condividendo con il livello nazionale, sotto la presidenza del milanese Giovanni Bianchi, l’attenzione alle nuove forme del sociale e l’impegno per la riforma elettorale e istituzionale come condizione per sbloccare un sistema segnato dall’immobilismo. Nello stesso periodo le Acli milanesi lavorarono sistematicamente, come del resto già facevano da tempo, sulle tematiche della pace. Particolare fu l’investimento del Movimento Aclista nella difficile situazione dell’ex Jugoslavia, dove le Acli si impegnarono nelle attività umanitarie.
Le Acli si fecero poi protagoniste nella costituzione del Centro ecumenico europeo per la pace (Ceep), fortemente voluto dal cardinale Martini e posto sotto gli auspici della Madonna d’Europa che sovrasta la Casa alpina di Motta di Campodolcino ideata dal prete ambrosiano Luigi Re e ceduta dalla Curia milanese alle Acli per le loro attività di formazione e di turismo sociale.
Negli ultimi anni le Acli hanno consolidato la loro presenza sociale ed ecclesiale, e soprattutto con la crisi del 2007 si sono impegnate nella problematica della difesa dei ceti popolari. Non a caso, quando nel Natale del 2008 il cardinale Tettamanzi, annunciò la sua intenzione di dar vita al Fondo Famiglia Lavoro per venire incontro ai bisogni di chi aveva perso il lavoro, ne affidò la gestione proprio alle Acli unitamente alla Caritas.
Le Acli milanesi sono giunte al traguardo dei loro settant’anni: non è un momento di celebrazioni ma di riflessione, soprattutto sulle nuove urgenze che si presentano. Negli ultimi anni le Acli hanno interpretato il grande appuntamento di Expo 2015 con altre organizzazioni della società civile dando vita alla Fondazione Triulza che ha per missione di impegnarsi nella realizzazione di una società equa e di uno sviluppo umano sostenibile, nella difesa dei diritti umani e nella diffusione della cultura della pace e della cooperazione, nella promozione di modelli economici etici e inclusivi: missione che va ben oltre la fine della grande esposizione universale. Parafrasando il loro padre fondatore Achille Grandi, le Acli hanno ancora altri grandi compiti davanti a sé, e sono determinate a espletarli.